Virus Cina, i possibili scenari: “Il Sacco di Milano pronto, siamo preoccupati per il Capodanno Cinese”

"In quanto Centro di riferimento nazionale per le bioemergenze, ci teniamo sempre al pari con i virus e i batteri che via via si presentano"
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L’ospedale Sacco di Milano è pronto. “In quanto Centro di riferimento nazionale per le bioemergenze, ci teniamo sempre al pari con i virus e i batteri che via via si presentano. E in queste ore siamo in contatto con l’Istituto superiore di sanità (Iss) per la condivisione delle informazioni” sul nuovo coronavirus che sta circolando in Cina, facendo alzare il livello di guardia a livello internazionale.

A fare il punto con l’AdnKronos Salute è Maria Rita Gismondo, responsabile del Laboratorio di microbiologia del Sacco, un ruolo di prima linea contro la Sars e le infezioni che negli anni hanno tenuto diverse aree del mondo con il fiato sospeso. “Siamo in contatto con l’Iss – spiega l’esperta – in quanto il virus, come tutti sanno, non è ancora conosciuto in maniera totale e quindi, per quanto riguarda i test diagnostici da usare, bisogna essere molto cauti. Ovviamente non ce ne sono di mirati in commercio, essendo un virus nuovo. In questa fase noi procediamo con la diagnosi differenziale: i casi sospetti verrebbero sottoposti a test per escludere le influenze conosciute. E l’Iss, appena ha pronto un supporto diagnostico nuovo che dia diagnosi diretta, ce lo invia. Prestissimo saremo in grado di fare diagnosi diretta“, assicura la microbiologa.

La Cina, peraltro, sta condividendo informazioni sul nuovo virus ed è in contatto con gli organismi internazionali. “Dopo la scottatura della Sars, per cui sappiamo che per mesi non aveva dato nessuna indicazione, ora è consapevole che la più ampia condivisione è l’unica arma per arginare l’epidemia”, osserva Gismondo. Secondo l’esperta, l’Italia è al momento “abbastanza lontana dalla possibilità di contagio”.

Le istituzioni sanitarie sono sempre pronte. La rete ha come snodi cruciali il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma. Se arrivassero “persone che per area di provenienza sono altamente sospette verrebbero isolate in Pronto soccorso e si comincerebbe con i test per escludere le infezioni conosciute. Poi, in base a parametri generali, si procede con una cura. Se il sospetto è fondato si procede con l’isolamento. Qui abbiamo anche un Centro malattie infettive all’avanguardia e letti per l’isolamento“, in un’area che più volte è stata definita ‘bunker’ per le alte misure di protezione.

Domani vertice Oms

Sul nuovo coronavirus che sta circolando in Cina “non si può prevedere niente. Sono quadri che possono mutare in meglio o in peggio nel tempo. Domani all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è prevista la riunione del comitato di crisi che definirà con gli organi dei ministeri della Salute le misure da prendere per evitare ogni minima diffusione del virus. Anche da noi”.

Maria Rita Gismondo, responsabile del Laboratorio di microbiologia dell’ospedale Sacco di Milano, un ruolo di prima linea contro la Sars e le infezioni che negli anni hanno tenuto diverse aree del mondo con il fiato sospeso, delinea per l’AdnKronos Salute i possibili scenari che potrebbero emergere domani dal vertice internazionale. “Sicuramente, come per qualsiasi virus respiratorio, il problema è legato all’alta contagiosità. La via respiratoria è la tipologia di contagio più temuta, perché si può prevenire in maniera meno efficace – sottolinea l’esperta di bioemergenze – Dal vertice Oms sicuramente arriveranno avvertenze di tipo diagnostico, indicazioni sulla raccolta dei casi per approfondire la conoscenza del nuovo virus e come prima misura l’uso mascherine in luoghi affollati. In futuro si potrebbe parlare di altri tipi di limitazioni. E spero non si arrivi al controllo delle frontiere, perché sarebbe l’ultima spiaggia”.

“Attualmente la preoccupazione – ricorda Gismondo – è per il Capodanno cinese, ricorrenza per cui moltissimi cinesi si spostano per raggiungere parenti e amici nel mondo. Questo potrebbe moltiplicare il fattore di contagio. E se dovessero emergere casi in Europa, si potrebbe procedere con l’uso di mascherine. Per ora l’unica raccomandazione è di evitare luoghi sovrappopolati dove il contagio è sicuramente facilitato. Particolare attenzione viene riservata a chi proviene dalle aree con il focolaio”. Oggi la Cina, prosegue la microbiologa, “sta procedendo con misure preventive che non sono poi così decisive per confermare il virus, come la rilevazione della temperatura dei soggetti che si presentano negli aeroporti, ma sappiamo che questo non è l’unico posto dove si può trovare una popolazione eventualmente sospetta e la temperatura è un parametro relativo perché non sappiamo se c’è una fase infettiva non febbrile e qualche persona con la febbre può sfuggire ai controlli. La Sars insegna che alcuni soggetti prendono il paracetamolo prima di arrivare ai controlli o di scendere dall’aereo. Questo ci farebbe perdere la possibilità di individuare pazienti infettati”.

L’Italia è comunque “abbastanza lontana dalle possibilità di contagio”, ribadisce Gismondo che lancia un appello a tutti. “E’ un appello e un consiglio: attenersi a quello che l’Istituto superiore di sanità (Iss) sta dichiarando“. Quanto all’uso delle mascherine, per l’esperta “gli operatori sanitari in ambulatori affollati o Pronto soccorso potrebbero usarle con utilità, e anche gli operatori pubblici in ambienti in cui non si può conoscere la popolazione presente. Se possibile, per estrema precauzione si potrebbero evitare grandi agglomerati, situazioni di sovrappopolazione, ma è una super cautela che non viene ancora indicata”.

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