“Purtroppo questa notte è scoppiata un’altra emergenza a Lodi: improvvisamente nel pomeriggio di ieri c’è stato un affollamento di ricoveri: 51 ricoveri gravi di cui 17 in terapia intensiva. Purtropppo Lodi non ha un numero sufficiente di camere di terapia intensiva per cui sono stati trasferiti in altre terapie intensive della Regione”. Lo ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana all’Aria che tira su La7 parlando di coronavirus.
“Il vero grande problema è che questo virus, che giustamente è stato definito poco più di un’influenza in una piccola percentuale rischia di diventare qualcosa di complicato: non comporta un esito drammatico, ma ad essere ricoverati in terapia intensiva in due o tre settimane. Il problema è che i letti di terapia non sono infiniti – ha osservato Fontana – e hanno anche una funziona diversa, per gli infartuati, i colpiti da ictus: non possiamo dedicare tutta la terapia intensiva esclusivamente al Coronavirus“.
A Lodi c’è il picco, ma rimane zona gialla. Quello che è avvenuto ieri pomeriggio a Lodi, dove c’è stato un anomalo affollamento di ricoveri, ’51 gravi di cui 17 in terapia intensiva’ non significa che la città diventa zona rossa. Lo spiega all’AGI il sindaco di Lodi Sara Casanova: “Lodi è stata colpita, ma questa è zona gialla, con un’emergenza sanitaria inferiore rispetto alle zone dove ci sono stati i focolai” di coronavirus.
“Certo la preoccupazione c’è ma voglio rassicurare i miei concittadini”, aggiunge invitando a concentrarsi sulla “prevenzione” per evitare la diffusione dei contagi e “il collasso degli ospedali”. Molte delle persone ricoverate ieri, inoltre non sono di Lodi città ma vengono da altri comuni. Comunque, il picco di ricoveri c’è stato e non si esclude che ce ne possa essere un altro “ma poi allo stesso modo ci sono le decrescite. Ci sono professionisti nelle aziende ospedaliere, medici, infermieri e operatori sanitari di altissimo livello che gestiscono la situazione”. Da parte del sindaco Sara Casanova un appello “alla calma e alla pazienza. Bisogna dare le informazioni corrette ed evitare allarmismi e panico” che avrebbero per ultimo l’effetto di mandare in tilt l’assistenza sanitaria.