E’ da poco iniziata l’evacuazione dei passeggeri statunitensi dalla Diamond Princess, la nave in quarantena a causa di centinaia di casi di Coronavirus, a Yokohama, in Giappone. I due aerei inviati dagli USA per recuperare i propri cittadini sono atterrati questa mattina. Un giornalista dell’Afp ha visto gli autobus allontanarsi in un convoglio dalla Diamond Princess, senza lasciare immediatamente il porto. Una passeggera americana, Sarah Arana, ha confermato di essere salita su un autobus e ha aggiunto di aspettarsi di imbarcarsi su uno dei due voli charter in partenza per gli Stati Uniti. Arana ha detto che i passeggeri che lasciano la nave sono stati sottoposti ai controlli dei passaporti, ma non a quelli sanitari prima di salire a bordo degli autobus. Due voli charter sono stati noleggiati per riportare i passeggeri negli Stati Uniti, per la precisione, alcuni in una base militare in California e altri in Texas. Tutti gli americani che lasciano la nave saranno messi in quarantena di 14 giorni negli Stati Uniti.
Sono atterrati all’aeroporto Haneda di Tokio i due Boeing 747 della Kalitta Airche dovranno riportare negli Stati Uniti i passeggeri americani non malati della Diamond Princess, a bordo della quale finora si sono registrati 355 casi di Coronavirus. Lo rende noto la Cnn. Mentre inizia l’evacuazione dei cittadini statunitensi dalla Diamond Princess, in Giappone, alcuni passeggeri Usa esprimono la propria contrarietà al piano del governo di Washington di spedire un volo aereo per prelevare i connazionali, giudicandolo troppo tardivo e poco prudente. Lo racconta il giornale online Asahi Shimbun, che ha intervistato telefonicamente Matthew Smith, un cittadino americano originario della California di 57 anni che si trova a bordo della nave da crociera accompagnato dalla moglie, assieme i 380 passeggeri di nazionalità Usa. “Abbiamo deciso di non accettare l’offerta e rimanere sulla nave fino al termine del periodo di quarantena“, ha raccontato Smith, spiegando che le decisione di scendere dalla nave quando mancano 3 giorni al termine, per iniziare un altro periodo di 14 giorni in un ospedale militare negli Stati Uniti non ha senso. “Se risultiamo negativi al test del coronavirus qui in Giappone mercoledì ci lasceranno andare. L’alternativa del piano del governo Usa è quella di caricarci su un aereo con persone che non hanno finito il periodo di quarantena, o peggio, che non sono state ancora controllate“. Smith ha anche spiegato che le autorità Usa hanno imposto un limite di 30 kg ai bagagli da portare in volo, senza fornire dettagli su cosa succederà con il resto dei possedimenti. Nessun dettaglio inoltre è stato fornito dall’Ambasciata Usa a Tokyo, su come dovranno comportarsi i connazionali che decideranno di non prendere il volo charter e intenderanno invece fermarsi in Giappone.
Di Maio: la prossima settimana sarà decisiva per il rimpatrio dei 35 italiani
“Credo che questa settimana sarà decisiva“. Lo ha dichiarato il ministro degli affari esteri Luigi Di Maio durante la sua visita al Micam alla Fiera Milano Rho in merito al rimpatrio dei 35 italiani sulla nave Diamond Princess ferma al largo di Yokohama in Giappone. “Come sapete in queste ore gli Usa stanno evacuando i cittadini statunitensi dalla nave da crociera in Giappone – ha aggiunto Di Maio – I prossimi saremo noi. Domani mattina probabilmente il capo della protezione civile riunirà il tavolo per decidere come fare rientrare i circa 35 cittadini italiani che sono a bordo della nave da crociera“. Il problema, ha precisato il ministro degli affari esteri “è che questa nave è in quarantena e la quarantena si allunga ogni volta che ci sono nuovi casi di Coronavirus, quindi non si riesce nemmeno a completare il processo di quarantena. Andremo in Giappone con un Boeing dell’aeronautica militare e andremo a prenderli, li porteremo in italia e poi seguiranno il protocollo sanitario che gestirà il ministero della Salute e che non so cosa comporterà”.
“Abbiamo sentito tutti italiani a bordo della nave e anche il comandante è italiano – ha concluso Di Maio – Sono la nostra priorità e li riporteremo a casa come abbiamo fatto con Niccolò; a Wuhan tutti gli italiani che volevano rientrare sono tornati, alcuni hanno scelto di restare lì. Il ritorno di Niccolò si poteva anche fare qualche giorno prima, ma dipendeva dalle autorizzazioni che devono dare i singoli Paesi al sorvolo. Dimostreremo che lo stato non lascia nessuno indietro“. Di Maio ha anche espresso parole di vicinanza al governo cinese: “Stiamo vicini al governo cinese per lo sforzo che sta portando avanti per debellare questa epidemia, un’epidemia che vede la maggior parte dei casi ancora in Cina e speriamo che rimanga così. Incoraggiamo la comunità scientifica per trovare una soluzione medica“.