Critiche alla Cina di voler mascherare l’entità dell’epidemia del coronavirus arrivano dalla comunità scientifica attraverso il sito della rivista Nature: sotto accusa è la decisione di escludere dalle statistiche gli individui asintomatici positivi al virus SarsCov2. Gli esperti cinesi di salute pubblica ribattono che la priorità è tracciare i pazienti malati che stanno diffondendo la malattia.
La decisione è dei primi di febbraio, quando le autorità della provincia di Heilongjiang, nel Nord-Est della Cina, hanno dichiarato che 13 persone, positive al virus con i test ma senza sintomi, erano state tolte dalla lista dei casi confermati. La decisione si basava sulle linee guida secondo cui vanno riportati solo i casi confermati e non quelli positivi.
“Un test positivo non necessariamente indica che una persona è stata infettata dal virus”, rileva sul sito di nature l’epidemiologo capo dei Centri cinesi per il controllo delle malattie, Wu Zunyou. “I test di laboratorio di solito rilevano il materiale genetico del virus nella gola o nel naso, ma in alcune persone – aggiunge – le cellule virali potrebbero non essere entrate e aver iniziato a replicarsi”. Per l’esperto cinese non è chiaro se i portatori asintomatici del virus esistano: “è uno dei grandi interrogativi scientifici”.
Un’affermazione che ha sollevato numerose critiche dal mondo scientifico: “un virus di solito deve replicarsi dentro l’ospite per risultare rilevabile“, rileva Angela Rasmussen, della Columbia University di New York. “Se il virus si trova nel naso di una persona ma non ha infettato alcuna cellula, dubito che questo tipo di esposizione sia rilevabile da un tampone nasale“.
Per Ian Mackay, dell’università del Queensland di Brisbane, “omettere questi casi dal conteggio ufficiale da’ l’impressione che il virus sia molto più grave”. Tra l’altro, “non conteggiare i casi asintomatici può creare difficolta’ nel fare modelli epidemiologici per capire estensione e diffusione del virus”, senza contare il fatto che per ricostruire la catena di trasmissione si devono includere le persone asintomatiche, come, rileva Michael Mina, dell’università di Harvard.