Una donna giapponese è risultata positiva per due volte al nuovo Coronavirus, una prima volta a fine gennaio e, dopo essere guarita, anche a fine febbraio: secondo Marcello Tavio, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali e direttore dell’Unità operativa di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona, “potrebbe essere stato causato da una ricaduta, oppure da un nuovo ceppo virale“.
“E’ difficile dare un parere che abbia solidità scientifica in questo momento – precisa l’esperto – perché servirebbe avere una serie di parametri per giudicare la situazione, come sapere quale tipologia di test è stato usato, se molecolare o di ricerca degli anticorpi, e se è stato impiegato lo stesso esame sia la prima che la seconda volta. Potrebbe comunque trattarsi di una ricaduta, nel caso in cui la memoria immunologica sia di breve durata; questo avviene ad esempio per gli herpes virus, che si integrano nell’ospite e possono riattivarsi quando l’ospite perde competenza immunologica, per esempio a causa di terapia o malattie immunosoppressive e per l’età che avanza. Si pensi alla varicella, che può venire da bambini e poi manifestarsi nuovamente più avanti con l’età. E’ lo stesso virus che si è riattivato nell’organismo, non era mai andato via“. “L’altra possibilità – evidenzia – è che il virus stia mutando quel tanto che basta per sfuggire al controllo del sistema immunitario umano. La vera morale, in questo caso, potrebbe dunque riguardare la ricerca di un vaccino: dobbiamo ipotizzare che, se questi casi di ‘doppia infezione’ fossero numerosi, prima di licenziare un vaccino dovrà passare un po’ di tempo in più, perché si dovranno includere ceppi virali diversi nel siero“.