Sta precipitando la situazione del Coronavirus in Italia: il Capo Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli ha appena aggiornato i dati ufficiali in una conferenza stampa, e ha comunicato che proprio pochi minuti fa un altro anziano è deceduto in Lombardia, un uomo di 88 anni di Caselle Landi. E’ la quinta vittima del Coronavirus in Italia. I contagiati complessivamente sono 219, compresi i 5 morti e un giovane considerato guarito. Gli altri 213 contagiati con il Coronavirus in corso sono così suddivisi:
- 99 ricoverati con sintomi
- 23 ricoverati in terapia intensiva, in gravi condizioni
- 91 in quarantena domiciliare, perchè non hanno complicazioni
Sui territori al momento sono confermati i due focolai nel lodigiano e nel padovano. “I focolai sono sempre gli stessi due. Sembra essere stato individuato un collegamento tra il focolaio lodigiano e quello padovano ma non ho conferma ufficiale dalle strutture regionali competenti” ha detto Borrelli. Il numero dei contagiati è così suddiviso:
- Lombardia 167 (4 morti)
- Veneto 27 (1 morto)
- Emilia Romagna 18
- Piemonte 4
- Lazio 3 (la coppia di cinesi allo Spallanzani e il ricercatore dimesso)
AGGIORNAMENTO:
Coronavirus, situazione drammatica: sale a 6 il bilancio dei morti accertati al Nord Italia, Lombardia smentisce 7ª vittima. I DATI AGGIORNATI in DIRETTA
“Il Paese è sicuro, si può venire tranquillamente. In Italia si è cercato di arginare la diffusione del contagio con le misure maggiormente precauzionali. Abbiamo registrato due focolai e siamo intervenuti con misure impegnative e pesanti quindi riteniamo che nel nostro Paese ci sia sicurezza e si possa venire tranquillamente“. Così il commissario straordinario Angelo Borrelli, durante la conferenza stampa nella sede della Protezione Civile a Roma.
Il dato più preoccupante sul Coronavirus arriva dalle statistiche ufficiali della Cina, dove emerge come il 40% dei morti aveva un’età compresa tra i 50 e i 69 anni. Significa che il virus non è mortale solo per gli anziani e i malati:
Intanto in Italia l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell’università di Pisa, ha ribadito che “non si può paragonare influenza e Covid_19. Una sciocchezza infinita! I virus influenzali li incontriamo ogni anno, siamo abituati alla loro presenza. Il SARSCoV2 è un perfetto sconosciuto per il nostro sistema immune. Il SSN deve prepararsi a ricevere l’impatto di un’onda anomala“. Questo Coronavirus “produce casi più gravi, in maniera più frequente, su persone che non hanno nessuna condizione di debolezza di salute. Non va generato il panico ma neppure banalizzato il pericolo o finiamo per tranquillizzare troppo“. La malattia non è mortale solo per gli anziani: in base ai dati disponibili dalla Cina, ci sono alte percentuali di vittime anche tra gli adulti.
“Tecnicamente quella in atto è già una pandemia. La dichiarazione di pandemia è solo un fatto formale, è quando è partita l’emergenza internazionale che l’Oms ha attivato gli strumenti necessari per mobilitare gli stati membri. Se l’Oms dovesse scegliere questa strada, sulla base dei dati raccolti, per i cittadini non cambierà assolutamente nulla. Ma l’Oms chiederà agli stati ricchi i soldi necessari a controllare il virus nei Paesi poveri, che rischiano di più” ha spiegato Lopalco.
L’esperto spiega che quello del Coronavirus è “uno scenario simile alla pandemia h1n1 del 2009: non ha seguito nessun tipo di regola e stagionalità e ha fatto la sua onda creato un suo picco. Rispetto a h1n1, il coronavirus troverà molte persone suscettibili di contagio perché è un virus nuovo, che ha appena fatto il salto da animale a uomo. L’h1n1 era simile a virus che erano circolati in passato, anche in Europa, proprio per questo gli anziani furono tutto sommato graziati. Questo virus trova meno anticorpi e può essere più veloce nel diffondersi. È uno scenario a cui bisogna prepararsi, anche sperando che venga smentito. Soprattutto, deve prepararsi il personale sanitario“.

“La sfida si gioca nei pronto soccorso, tra i medici di famiglia, gli infermieri che devono tutti dotarsi di strumenti per la protezione individuale. La vera frontiera sono le strutture ospedaliere, specie quelle piccole. L’Italia non ha una cultura di protezione in questo senso: ogni anno i sanitari finiscono a letto per l’influenza, bloccando anche interi reparti. Ecco, in questo caso non deve accadere. Serve una sorveglianza attiva in tutti gli ospedali italiani. Chi è risultato negativo al virus influenzale potrebbe però essere positivo al coronavirus. E battere sulla prevenzione delle infezioni da parte dei sanitari, ancora poco diffusa. Non mi preoccupano il Sacco di Milano, lo Spallanzani di Roma o il Cotugno di Napoli, ovviamente, ma nelle piccole strutture si sottovaluta molto“, conclude Lopalco.