Coronavirus in Italia, crescono i contagi: 65 totali, 46 in Lombardia, primo a Milano. “Ci aspettiamo altri casi”

Primo caso accertato in Piemonte e due nuovi casi di positivita' all'ospedale di Piacenza, mentre la Regione Friuli Venezia Giulia ha decretato lo stato di emergenza: i dati aggiornati
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Il coronavirus si diffonde nel Nord Italia. Primo caso accertato in Piemonte e due nuovi casi di positivita’ all’ospedale di Piacenza, mentre la Regione Friuli Venezia Giulia ha decretato lo stato di emergenza fino al prossimo 31 luglio per fronteggiare il rischio sanitario da Coronavirus. In totale, in Italia i casi di coronavirus sono al momento 65. I tre nuovi casi provengono tutti dal focolaio lombardo. Si tratta di un uomo torinese di 40 anni che e’ entrato in contatto con la famiglia lombarda gia’ contagiata. L’uomo, che non sarebbe al momento in pericolo di vita, e’ ricoverato all’ospedale Amedeo di Savoia. Ha accusato i primi sintomi giovedi’ mattina. Una leggera tosse a cui ha fatto seguito una febbre moderata. Da quanto si apprende, mercoledi’ aveva giocato a pallacanestro con alcuni amici. La moglie e i due bimbi dell’uomo si trovano a casa e saranno sottoposti a breve a test specifici. Altri quindici sospetti nel resto del Piemonte, per i quali si aspetta il responso del tampone.

Primo caso di coronavirus anche a Milano. Dei 7 nuovi casi appena confermati rispetto ai 39 già comunicati questa mattina (due dei quali in provincia di Pavia e altrettanti in provincia di Cremona), uno è residente a Sesto San Giovanni (Mi) ed è attualmente ricoverato all’Ospedale San Raffaele. L’uomo ha 78 anni e, da quanto si apprende, era ricoverato all’ospedale San Raffaele da cinque giorni. Gli altri 6 provengono dalle zone già interessate dall’infezione. Lo fa sapere il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che sta presiedendo, insieme all’assessore al Welfare, Giulio Gallera, l’Unita’ di crisi e che, in mattinata, ha partecipato ad un vertice in video conferenza con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Nel computo delle 46 persone infettate rientra anche la donna di 76 anni deceduta al proprio domicilio a Casalpusterlengo e che è stata sottoposta a tampone post mortem.

All’ospedale di Piacenza sono ricoverati un cittadino lombardo di Maleo, in provincia di Lodi, e l’infermiere piacentino addetto al triage all’ospedale di Codogno che si prese cura del paziente 1 il quale si era messo in isolamento volontario in casa dove vive da solo. Ambedue erano gia’ ricoverati presso il nosocomio di Piacenza, sono in buone condizioni e sono isolati. In Lombardia i contagiati sono 46, 12 casi accertati in Veneto e 3 nel Lazio. Di questi, due sono i decessi (uno in Lombardia e uno in Veneto), e uno, il ricercatore italiano ricoverato allo Spallanzani, e’ da oggi ufficialmente guarito. Prosegue intanto da circa sei ore il vertice in Protezione Civile con il premier Conte e i ministri Speranza e Di Maio cui seguira’ un consiglio dei ministri straordinario presso la stessa sede della Protezione civile.

Cauda (Gemelli): “Ci aspettiamo altri casi, no reazioni scomposte”

Purtroppo però ci aspettiamo che questo numero aumenti. Non si tratta di un’epidemia, ma di focolai in cluster in aree ben definite. E isolare i contatti stretti dei pazienti è l’unico modo per contenere la diffusione del virus, oltre a controllare chi rientra dalla Cina“. A spiegarlo all’AdnKronos Salute è il direttore di Malattie infettive del Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma, Roberto Cauda. “Questo non è il momento del panico: dobbiamo evitare reazioni scomposte e prendere decisioni fredde e ponderate”. “Anche perché i numeri che ci arrivano dalla Cina ci dicono che i nuovi casi stanno diminuendo. Ma, certo, quello che sta accadendo in Italia preoccupa. Occorre ricordare – dice Cauda – che tra Lombardia e Veneto c’è una situazione difficile, e il focolaio nella Bassa Lodigiana è più evidente. I due focolai sono considerati quasi indipendenti, e frutto di due possibili sorgenti. Ma se per nel caso lombardo ci sono forti sospetti sul paziente ‘zero’, nel caso del Veneto ancora mancano indicazioni”.

In ogni caso “l’importazione di casi dalla Cina era attesa, probabilmente il fenomeno è stato favorito dal fatto che i casi asintomatici non erano stati riconosciuti”. Si tratta, comunque, “di una situazione fluida, complicata dalla presenza del virus influenzale. Il vaccino anti-influenza non protegge dal coronavirus, ma aiuta ad individuare possibili casi. Chi è vaccinato, infatti, ha meno possibilità di contrarre l’influenza“. In ogni caso “anche in Francia e Germania si sono registrati dei focolai, che però sono stati controllati. Ma occorre una risposta drastica: ovvero isolare i contatti stretti e alzare il livello di guardia nei confronti di chi arriva dalle aree colpite all’estero“.

Ue pronta a fornire ogni sostegno all’Italia

La Commissione e’ in stretto contatto con l’Oms Europa e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ed e’ pronta a sostenere le autorita’ italiane e fornire ogni possibile sostegno“. Cosi’ la commissaria Ue per la Salute Stella Kyriakides. “Lavoriamo a stretto contatto con gli Stati membri per garantire che i sistemi sanitari Ue siano attrezzati e pronti, come il lancio di un appalto congiunto per sostenere l’accesso ai dispositivi di protezione individuale che potrebbero essere necessari“.

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