Coronavirus, l’Italia ha le più alte salvaguardie in Ue: “La decisione della Cina farà luce sui numeri veri”

L'Italia "in questo momento è il Paese con il più alto livello di salvaguardia e sorveglianza" nell'Ue per impedire la diffusione della Covid-19
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L’Italia “in questo momento è il Paese con il più alto livello di salvaguardia e sorveglianza” nell’Ue per impedire la diffusione della Covid-19, la malattia provocata dal nuovo coronavirus identificato in Cina. “Credo che questa sia la linea giusta: dobbiamo continuare su questo terreno”. Lo dice il ministro della Salute Roberto Speranza, a margine del Consiglio straordinario dei ministri Ue, a Bruxelles. Durante la riunione “c’è stata una discussione molto positiva, approfondita. C’è la comune valutazione di rafforzare le misure messe in campo finora”, aggiunge il ministro.

“Io ho molto insistito – prosegue Speranza – che si facesse questa riunione: oggi noi rivendichiamo un risultato importante per l’Italia, perché grazie alla richiesta formale fatta dall’Italia, tutti i ministri hanno discusso su un tema importante”. “La nostra linea resta sempre la stessa: no allarmismo, che è sbagliato e non ha senso, ma tenere l’attenzione molto alta. Questa è la direzione di marcia del nostro governo“, conclude.

Ue: “Per l’Oms non serve lo stop ai voli, ma decidono gli Stati”

“L’Oms è stato molto chiara sul fatto che non servono le restrizioni ai viaggi, ma gli Stati membri hanno la competenza di queste decisioni”. Lo dice la commissaria Ue alla Salute, Stella Stella Kyriakides, sulla decisione di alcuni stati membri, tra cui l’Italia, di interrompere i voli da e per la Cina come misure precauzionale per il Coronavirus.

In India dimesso uno dei tre pazienti del Kerala

Uno dei tre pazienti dello Stato indiano del Kerala contagiati dal coronavirus e’ stato dimesso, mentre negli altri due la carica virale si e’ abbassata. Lo ha riferito oggi in una conferenza stampa il ministro della Sanita’ dell’India, Harsh Vardhan.

Secondo i dati forniti dal ministro sono state sottoposte a controlli 251.447 persone di 2.315 voli in 21 aeroporti e sono stati individuati tre casi sospetti; 5.491 tra passeggeri e membri degli equipaggi sono stati controllati in dodici grandi porti e 285 in 65 porti minori; 15.991 persone nel paese si trovano in osservazione per un periodo di 28 giorni, mentre 3.058 ne sono usciti; 497 sono in isolamento; i laboratori designati per le analisi sono 15, con l’Istituto nazionale di virologia (Nvi) di Pune (Maharashtra) come capofila; sono stati analizzati 1.071 campioni.

I 645 indiani evacuati e i sette maldiviani evacuati da Wuhan, la citta’ cinese al centro della crisi, stanno completando il periodo di quarantena. L’esponente del governo ha aggiunto che l’India sta aiutando le Maldive e il Bhutan nell’esame dei campioni e che aiutera’ anche l’Afghanistan. Inoltre, sta inviando articoli di prima necessita’ alla Cina.

L’avviso ai viaggiatori sara’ aggiornato in base all’evoluzione della situazione. Per ora, quindi, resta l’invito ad astenersi dai viaggi in Cina. Chi si e’ recato in quel paese dal 15 gennaio dovra’ trascorrere un periodo in quarantena. L’emissione dei visti e’ stata sospesa e anche la validita’ di quelli gia’ emessi a favore di cittadini cinesi. Vardhan ha assicurato che il sistema di sorveglianza e’ solido, con riunioni interministeriali regolari e uno stretto coordinamento con gli Stati.

Nella stessa giornata l’aeroporto di Calcutta ha smentito quanto riportato da alcuni media sulla positivita’ ai test di tre passeggeri giunti nello scalo della capitale del Bengala Occidentale e trasportati all’Id Hospital di Beliaghata; si tratta di “casi sospetti”. Ieri l’ambasciata dell’India in Giappone ha reso noto che ci sono anche due cittadini indiani tra le persone a bordo della nave da crociera Diamond Princess, in quarantena al largo del porto giapponese di Yokohama, risultate positive al test del coronavirus. Si tratta di due membri dell’equipaggio. Gli indiani presenti sulla nave, tra passeggeri e personale, sono 138, su un totale di 3.711 imbarcati.

Un’équipe di Shanghai isola il ceppo

Un gruppo di ricercatori di Shanghai ha annunciato di aver isolato e identificato con successo il ceppo del nuovo coronavirus da un campione di pazienti, risorsa chiave per lo sviluppo di vaccini, la produzione di farmaci e lo studio dei meccanismi patogeni.

La squadra e’ composta da scienziati dello Shanghai Medical College dell’Universita’ di Fudan e dello Shanghai Municipal Center for Disease Control and Prevention. Gli scienziati hanno completato il sequenziamento e l’analisi del genoma.

Si tratta del primo ceppo del nuovo coronavirus isolato a Shanghai. Wen Yumei, responsabile del gruppo e studioso dell’Accademia cinese di ingegneria, ha dichiarato che l’isolamento del virus aiutera’ a monitorare la variazione del virus in tempo reale, a effettuare lo screening dei farmaci e i test di neutralizzazione degli anticorpi, e ad accelerare i progressi della ricerca per la malattia Covid-19. Alcuni istituti di Shanghai sono pionieri nello sviluppo di vaccini e agenti contro il nuovo coronavirus. Alcuni hanno gia’ condotto esperimenti pre-clinici sugli animali.

“La decisione della Cina farà sui numeri veri”

Gli oltre 60 mila casi di Covid-19 registrati in Cina devono preoccupare? “Niente panico, non si tratta di un’impennata dei nuovi casi: hanno cambiato la definizione di caso clinico”, sottolinea all’AdnKronos Salute Guido Silvestri, scienziato italiano da anni in Usa dove è professore e direttore del Dipartimento di Patologia dell’Emory University School of Medicine ed editore del ‘Journal of Virology’. Alla questione Silvestri ha dedicato un dettagliato post su Facebook.

“Ieri sera le autorità sanitarie cinesi, previa discussione con l’Organizzazione mondiale della sanità, hanno cambiato la definizione di caso di Covid-19, l’infezione causata dal nuovo coronavirus Sars-CoV-2. Mentre fino al giorno prima si parlava di casi confermati in laboratorio – spiega – adesso il numero include i casi diagnosticati clinicamente, che sono ovviamente molti di più (ieri erano circa 15 mila)”.

La decisione delle autorità cinesi “appare corretta in quanto permetterà di fare chiarezza sul numero effettivo dei casi presenti in Cina, e vedremo nei prossimi giorni come sarà il trend di questi nuovi numeri – aggiunge Silvestri – Non ha alcun senso parlare di ‘aumento’ o addirittura ‘impennata’ dei nuovi casi, visto che si usano definizioni del tutto diverse (fino all’altro ieri diagnosi clinico-laboratoristica, da ieri diagnosi solo clinica)”.

Inoltre “la maggior parte dei nuovi casi (~90%) rimane circoscritta nella città di Wuhan e nella provincia di Hubei (di cui Wuhan è il capoluogo), e questo indica che il pattern geografico dell’epidemia rimane sostanzialmente lo stesso. Come dice David Heymann della London School of Hygiene and Tropical Medicine – aggiunge Silvestri – la definizione clinica include molti casi meno gravi della malattia, il che significa che la mortalità è probabilmente più bassa di quanto calcolato in precedenza”.

Non solo: “Il numero totale dei morti causati da Covid-19 (~1.300) rimane la metà di quelli causati in un giorno da Hiv. Ma questi morti mediaticamente silenziosi il virus dell’Aids li fa ogni giorno da oltre 30 anni”, osserva lo scienziato. Le autorità sanitarie in tutto il mondo “stanno facendo il loro dovere per contenere l’epidemia, e la scienza sta lavorando per trovare rapidamente antivirali e vaccini. Per questo – conclude – cerchiamo di usare tutti la parte razionale del cervello, non facciamoci prendere da panico ed isterie, ed evitiamo inutili polemiche (sia tra esperti veri che tra gli ormai onnipresenti ‘virologi della domenica’)”.

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