Il Coronavirus ora fa meno paura, esperti: “In Italia da gennaio, portato da un solo paziente”. Tutto quello che sappiamo

"A mano a mano che impariamo, acquisiamo informazioni importanti su come gestire un'emergenza che in un primo momento sembrava prendere il sopravvento"
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Da quando è apparso in Cina come un virus sconosciuto nato nel mercato di animali di Wuhan, l’incertezza intorno al coronavirus ha iniziato a ridursi e ora sappiamo qualcosa di piu’ sul modo migliore per affrontare l’emergenza. “Parlavo con alcuni amici esperti che ipotizzano la comparsa del virus sul suolo nazionale da ricondurre a meta’ gennaio, per me e’ addirittura precedente a quella data ed e’ possibile che sia stato portato in Italia da una sola persona“. Lo afferma il virologo dell’ospedale Sacco Massimo Galli. A detta di Galli, direttore della squadra che ieri ha isolato il ceppo italiano del covid-19, questa patologia nonostante “non sia la peste- dice– non e’ neanche un’influenza, e se si tolgono gli asintomatici il nostro paese ha (in proporzione, ndr) una mortalita’ piu’ alta della Cina“, data anche l’anzianita’ della popolazione italiana, di molto superiore a quella cinese.

L’impennata dei casi in Italia si puo’ vedere come il venire al pettine di una serie di pazienti infettati a suo tempo“, ha detto all’ANSA Galli. “Da un lato – ha proseguito – e’ stata rilevata un’intera coorte di individui infettati, contemporaneamente o in fasi successive, con manifestazioni cliniche importanti e che hanno richiesto un ricovero; dall’altro e’ stata identificata una vasta quantita’ di persone che altro non erano che i contatti di persone gia’ malate e con sintomi lievi”. Per Galli “non c’e’ stato un incremento di casi dovuto a infezioni recenti: siamo in una situazione in cui si sta registrando quanto che e’ avvenuto alcune settimane prima che venisse identificato il primo caso”, ossia il cosiddetto paziente 1.

Oggi ho meno paura di quanta ne avessi ieri: a mano a mano che impariamo, acquisiamo informazioni importanti su come gestire un’emergenza che in un primo momento sembrava prendere il sopravvento“, ha osservato Gloria Taliani, del dipartimento di Medicina Traslazionale di di precisione dell’Universita’ Sapienza di Roma. “Abbiamo capito – ha proseguito – che il virus ha la sua quota di decessi in quanto aggrava le condizioni generali di persone anziane o indebolite da malattie preesistenti. Abbiamo visto che i giovani vengono generalmente risparmiati dal punto di vista clinico e che esiste una parte significativa di persone che pur avendo l’infezione non hanno sintomi”. Tutto questo, ha rilevato, porta a considerare che il nuovo Coronavirus “provoca forse una forma grave di influenza. Senza dubbio, pero’, “stiamo fronteggiando un virus nuovo e dunque e’ piu’ che doveroso avere un margine di attenzione in piu’“, ha aggiunto l’esperta. Si puo’ affermare comunque senza dubbio che “dall’infezione ci si puo’ difendere con l’igiene accurata delle mani e delle superfici“, che “l’infezione non significa malattia” e che “non tutti quelli che si infettano si ammalano”. E’ anche vero, pero’, che “non tutti quelli che vanno in giro sono senza infezione“. Sappiamo infine che “la malattia ha uno spettro chiaro e che si deve tenere viva l’attenzione senza allarmismi, considerando che debba esserci un “livello di attenzione adeguato che riguarda i malati gravi e le persone piu’ fragili”.

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