Coronavirus: rischio strage di cani e gatti in Cina, a Wuhan “pronto soccorso lazzaretti e pazienti rifiutati, clima surreale”

Il coronavirus rende le megalopoli della Cina irriconoscibili: Wuhan è deserta, il clima è surreale e gli ospedali sono al collasso. Deserta anche Shangai
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Sono immagini spettrali quelle che emergono dai racconti degli italiani a Wuhan, città di 11 milioni di abitanti focolaio dell’epidemia di coronavirus in Cina, che l’ha trasformata in una città fantasma. Wuhan è deserta, il clima è surreale e gli ospedali sono al collasso. Anche Shangai è deserta a causa dell’epidemia. I racconti dei connazionali.

Italiano a Wuhan: “Pronto soccorso lazzaretti e pazienti rifiutati”

“Gli ospedali sono pieni. I pronto soccorso sono ormai lazzaretti senza speranza: ancora più pazienti critici sostano nei corridoi, in attesa che si liberi un posto letto in Terapia intensiva. A complicare ulteriormente le cose, sembra che i piccoli ospedali stiano iniziando a rifiutare nuove ammissioni, indirizzando i pazienti verso gli ospedali universitari. Lamentano di non ricevere rifornimenti da giorni e, soprattutto, di non avere neanche più un posto libero”. Descrive così Wuhan l’italiano Francesco Barbero, infermiere di area critica, che con la moglie Xiaowei Yan, medico d’emergenza, tiene un diario sul sito Medical Facts del virologo Roberto Burioni. “Aumenterà la curva dei casi d’infezione ma solo perché sono arrivati i test”, aggiungono. Infatti “gli ospedali hanno finalmente fatto rifornimento” e “le code davanti alle ‘fever clinic’ sono tornate ad allungarsi”. “Sentiamo uno dei nostri colleghi al telefono”, riferiscono ancora Barbero e Xiaowei: “Oggi cinque decessi solo nel suo turno. Alla fine non è tanto il numero dei morti a pesare sul sistema sanitario, ma quello dei vivi. E mentre si litiga per un posto letto, l’orgoglio nazionale cerca la rivincita nel cantiere dell’ospedale da campo di Huoshenshan, che sarà dato in gestione all’esercito a partire dal prossimo lunedì”.

Italiano: “A Wuhan giorni surreali”

“Sono rientrato dalla Cina una settimana fa, precisamente il 22 gennaio, prima che scoppiasse il vero allarme. A Wuhan c’era un clima surreale. Non era chiaro quello che stava accadendo, ma per la prima volta in tredici anni non ci hanno permesso di andare in giro. Di solito c’è sempre un nuovo grattacielo o un ponte da visitare. Questa volta c’era un percorso obbligato albergo-ufficio-aeroporto”. L’imprenditore Umberto Palermo, nome del design automobilistico italiano, ha rapporti di lavoro dal 2007 con la grande azienda cinese di camion Dongfeng che a Wuhan ha il suo quartiere generale e siti produttivi. “Ci vado ogni due mesi e rimango tre-quattro giorni. Tutta la gamma di camion Dongfeng è stata disegnata dalla mia azienda e il loro presidente nel 2014 è venuto a Torino da noi. Sono andato a Wuhan con un mio collaboratore”, racconta all’ANSA Palermo.

“La prima notizia l’abbiamo appresa durante lo scalo a Hong Kong, ma ancora non era lo tsunami, era difficile rendersi conto. Se l’avessi percepito sarei tornato indietro. Quando siamo arrivati gli amici del luogo si sono scusati per il disagio, ma noi continuavamo a non renderci conto della reale portata. Ci hanno fatto usare sempre la mascherina, ma questo è normale, in Cina anch’io la metto per lo smog. Sono stati gentili, affettuosi, premurosi. Siamo rimasti soltanto due notti, siamo rientrati velocemente”. “Al ritorno – spiega il designer – siamo stati contattati dall’Unità creata dal ministero della salute, ci hanno spiegato come avremmo dovuto comportarci se ci fosse stato qualche sintomo”. E ora cosa succederà tra le due aziende? “Abbiamo concordato di prenderci una lunga vacanza e di risentirci dopo metà febbraio. Siamo in contatto, ci mandiamo messaggi e sappiamo che alla Dongfeng non c’è stato alcun caso”.

Ristoratore italiano a Shangai: “Qui tutto chiuso, messi in ginocchio”

“La città è deserta, lo scenario sembra apocalittico e io stesso ho deciso di chiudere il mio locale, ne approfitterò per fare dei piccoli lavori di manutenzione”. A parlare all’Adnkronos, in un video pubblicato sul sito www.adnkronos.com, è Giulio Brignola, un italiano che a Shangai gestisce un ristorante francese nell’elegante zona French Concession. “Fa impressione vedere una città con 27 milioni di abitanti tanto vuota – continua – Qui dove a ogni ora del giorno e della notte le strade sono affollate di automobilisti e passanti, è tutto chiuso fatta eccezione per un negozio che vende generi di prima necessità per noi residenti. Questo virus ci sta mettendo davvero in ginocchio, è psicosi”

Psicosi in Cina, rischio strage di cani e gatti

È psicosi anche nei confronti degli animali in Cina a causa dell’epidemia di coronavirus. A Wuhan, alcuni quartieri hanno vietato ai residenti di portare fuori i loro cani e gatti, temendone l’uccisione. A Shanghai, un’area residenziale ha disposto il divieto di dare da mangiare agli animali randagi al fine di “rafforzare il controllo e la prevenzione dell’epidemia”. I mercati di animali domestici di Anshan, nel Liaoning, sono stati chiusi in via temporanea. In diversi casi la polizia ha avuto istruzioni di reagire “immediatamente” in caso di padroni a spasso con i cani. Mentre le autorità hanno vietato di far volare i piccioni, spesso allevati in casa. La caccia agli animali domestici ha avuto un’ impennata da mercoledì, da quando Li Lanjuan, un’esperta della Commissione sanitaria (Nhc), ha detto, ospite di un programma della tv statale Cctv, che chi ha gli animali domestici in casa deve avere un’attenzione aggiuntiva perché il contagio del coronavirus di Wuhan può facilmente “avvenire tra mammiferi. In questa stagione di epidemia, i proprietari di animali domestici devono rafforzare il controllo su di loro”. Ha spiegato poi che il mancato rispetto delle regole avrebbe potuto minare gli sforzi nazionali per frenare e abbattere il contagio. “Se i tuoi cani corrono fuori e vengono a contatto con l’epidemia o le persone infette dal virus, anche i tuoi animali domestici devono essere messi in quarantena. Perché l’epidemia si diffonde tra i mammiferi, quindi dovremmo prendere precauzioni anche contro altri mammiferi”.

La notizia ha fatto velocemente il giro dei social cinesi e il risultato sono state foto di presunti cani e gatti uccisi o lanciati dai palazzi, e segnalazioni di contagio, in contrasto con la nuova percezione positiva nella società cinese verso gli animali da compagnia. L’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato un comunicato sul suo account Weibo, consigliando alle persone di lavarsi le mani dopo aver toccato gli animali domestici per ridurre i rischi di catturare i batteri. Per alcuni, il coronavirus è diventato motivo di un ricco business: un venditore di mascherine online di Pechino ha riferito di aver moltiplicato per 10 il suo giro d’affari con un modello proprio dedicato ai cani.

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