Un articolo pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas) e coordinato da Moreno Di Marco del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza di Roma mette in luce la relazione fra le pandemie e l’impatto dell’uomo sulla natura. L’insorgenza di malattie infettive a rischio pandemia, come la Covid-19, dipende dal modo in cui le attività umane influiscono sulle aree naturali e sugli animali selvatici. Secondo i ricercatori, questo aspetto, spesso trascurato, dovrebbe diventare una priorità dei piani di sviluppo sostenibile.
Gli esperti ricordano che i recenti focolai di malattie infettive sono stati associati alle alte densità di popolazione umana, ai livelli insostenibili di caccia e di traffico di animali selvatici, all’intensificazione degli allevamenti di bestiame e alla perdita di habitat naturali (soprattutto foreste) che aumenta le probabilità di contatto tra uomo e animali selvatici. Nei piani di sviluppo sostenibile, al rischio di insorgenza di malattie infettive non vengono dedicate sufficienti misure di prevenzione. “L’interazione tra cambiamento ambientale e rischio di pandemie non ha ricevuto sufficiente attenzione“, afferma Moreno Di Marco. “Auspichiamo che tale aspetto diventi una parte integrante e prioritaria dei piani di sviluppo sostenibile, affinché sia possibile prevenire, piuttosto che reagire a potenziali conseguenze catastrofiche per l’umanità“.