Dopo le misure di isolamento e’ ora di pensare a una fase 2 di contrasto della pandemia di coronavirus: e’ quanto chiede il mondo della ricerca a governo e forze politiche di maggioranza e opposizione nell’appello promosso da Giuseppe Valditara, dell’Universita’ di Torino, e che in poche ore ha raccolto 100 firme di docenti universitari di diverse discipline. “E’ arrivato il momento di elaborare una fase due nella strategia di attacco al Covid 19”, rileva Valditara. “Le misure di isolamento vanno bene e vanno fatte rispettare, ma non si puo’ bloccare per diversi mesi ancora il Paese. Si devono progressivamente affiancare- osserva – misure di rilevamento diffuso dei potenziali infetti e di tracciamento attraverso geolocalizzazione insieme con la diffusione massiccia di mascherine adeguate”.
Nell’appello si legge che “le attuali misure di contenimento sono senz’altro importanti, e vanno fatte rispettare rigorosamente, ma non e’ pensabile tenere bloccato un Paese ancora per diversi mesi, avrebbe conseguenze economiche e sociali devastanti. Per rimettere in moto la nazione, evitando il riaccendersi virulento della pandemia, occorre tuttavia una politica simile a quella coreana“.
I firmatari dell’appello guardano alla proposta fatta in Veneto dal virologo Andrea Crisanti: “occorrono pertanto tamponi e test sierologici, che sono la risposta piu’ rapida e sono fattibili in qualsiasi laboratorio, anche privato, generalizzati per quelle categorie professionali che operano a contatto con i pazienti ovvero che hanno piu’ contatti con il pubblico”. Tamponi e test sierologici andrebbero fatti anche a “tutti coloro che manifestano sintomi” e ai loro “parenti e persone incontrate negli ultimi giorni”. A questo scopo le app di tracciamento sono “decisive” ed e’ dunque necessaria una “politica di geolocalizzazione che deroghi temporaneamente alle norme sulla privacy”. Si chiede infine “l’obbligo delle mascherine per chi frequenta luoghi pubblici dove non si possono mantenere distanze opportune”, di “prevedere forme di isolamento e monitoraggio con adeguata quarantena dei positivi per evitare il contagio dei conviventi e dei loro contatti stretti”, anche sfruttando hotel e case vacanze, e di creare “reparti ad hoc negli ospedali per evitare la paralisi dell’assistenza ospedaliera”.