In Cina, sono stati quasi azzerati i nuovi contagi interni da coronavirus e il Paese si appresta lentamente a ripartire. La Cina ha registrato sabato 45 nuovi casi di contagio di cui 44 importati e uno nella provincia dell’Henan. Secondo la Commissione sanitaria nazionale (Nhc), le infezioni di ritorno sono salite a 693. Mentre l’Hubei e Wuhan, aree a “nuove infezioni azzerate”, si avviano alla progressiva apertura, il bilancio dei decessi nazionale e’ salito a 3.300 (+5 casi, tutti nell’ Hubei), mentre i contagi totali si sono portati a 81.439, di cui 2.691 sotto trattamento medico e 75.448 guariti.
Per ripartire, la Cina si affida alla tecnologia, dai big data all’intelligenza artificiale e al riconoscimento facciale. Per avere un controllo rafforzato sulla tracciabilita’ del nuovo coronavirus, le autorita’ di Pechino hanno messo a punto, partendo dalla provincia dell’Hubei e dal suo capoluogo Wuhan, focolaio della pandemia, un complesso sistema che, grazie a una app via AliPay o WeChat assegna a ogni residente un colore sul suo stato di salute, chiamato ‘Health qr code’, previa scannerizzazione del documento di riconoscimento. Il rosso, naturalmente, vale un caso confermato di infezione da sottoporre a immediato trattamento medico, il giallo certifica un contatto ravvicinato con un caso di contagio (quindi obbligo di quarantena e divieto di viaggiare), mentre il verde certifica l’assenza di rischi e quindi la possibilita’ di effettuare spostamenti.
I timori principali della leadership del Partito comunista sono legati all’imprevedibilita’ degli asintomatici e all’ondata dei contagi di ritorno. Il Global Times, infatti, ha confermato il caso di coronavirus di una persona dell’Hubei spostatasi nella provincia del Gansu una settimana fa: malgrado fosse in possesso del codice verde, e’ stato classificato come un asintomatico sfuggito alle maglie dei controlli. E sempre il Gansu ha avuto in giornata anche un’infezione importata dalla Gran Bretagna. Insomma, le due tipologie piu’ temute che mettono a rischio la vittoria finora centrata contro il coronavirus.
Nell’Hubei riaprono i voli e a Wuhan arrivano treni
Gli aeroporti della provincia dell’Hubei hanno riaperto oggi, dopo che le misure di chiusura sono terminate, dopo più di due mesi, al di fuori della capitale provinciale Wuhan. I voli interni per i passeggeri e per le merci sono ripartiti in tre aeroporti della provincia, ricollegando l’Hubei con oltre una dozzina di altri aeroporti in tutta la Cina. A Wuhan, che è stata colpita duramente dalla malattia, le misure hanno iniziato ad essere attenuate, con i treni ad alta velocità che si sono fermati nella città ieri per la prima volta da quando è iniziata la chiusura il 23 gennaio, secondo quanto hanno riportato media locali. I passeggeri potevano scendere a terra, ma salire sul treno resta proibito fino all’8 aprile, quando le restrizioni per i viaggi a partire dalla capitale dovrebbero essere rimosse.
I servizi ferroviari all’interno della città, che conta oltre 11 milioni di abitanti, sono ripartiti nello stesso giorno. Secondo il Dipartimento municipale delle ferrovie, ieri si sono visti più di 60mila passeggeri a bordo di oltre 260 treni in arrivo da tutto il Paese nella città, che è un importante nodo della rete ferroviaria cinese. Il numero dei treni che si sono fermati nella città rappresenta solo circa un quarto rispetto al servizio regolare, secondo un funzionario del Dipartimento. Il sito di notizie cinese The Paper ha riportato che i passeggeri in arrivo erano residenti di Wuhan che tornavano a casa, dopo essere rimasti intrappolati altrove nel Paese, senza riuscire a tornare nella città a causa delle misure di chiusura. Parlando ai giornalisti alcuni giorni dopo che la città è stata messa in quarantena, il sindaco di Wuhan ha stimato che oltre 5 milioni di residenti abbiano lasciato la città nelle ore immediatamente precedenti all’implementazione della chiusura. La chiusura del 23 gennaio coincideva anche con l’inizio delle vacanze per il nuovo anno lunare, che vedono molti abitanti delle città ritornare alle case delle loro famiglie, fuori dalla loro città di residenza.