Esattamente un mese fa iniziava l’incubo coronavirus per l’Italia con l’individuazione del primo paziente positivo, il 38enne di Codogno. Oggi Mattia esce dalla terapia intensiva del San Matteo di Pavia e spera di poter abbracciare la figlia che nascerà tra un mese. Sempre oggi, però, è stato sepolto Adriano Trevisan, la prima vittima in Italia, morto poche ore dopo l’individuazione del primo caso. Solo oggi, conclusa la quarantena dei familiari e ottenuto il via libera della Procura, l’anziano, un 78enne imprenditore edile in pensione ricoverato da un paio di settimane, è stato sepolto.
Lombardia e Veneto, Codogno e Vo’, sono state le prime zone colpite in Italia. Mentre dal lodigiano arrivano segnali positivi, con i contagi che hanno rallentato, a Vo’ si riacutizza il dolore per la morte di Trevisan e ritornano i casi.
Il 23 febbraio, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e il ministro della Salute Roberto Speranza rendono i 10 comuni intorno a Codogno ‘zone off limits‘ presidiate da esercito e check-point. Il virus però inizia ad espandersi: 14 i primi contagiati in Lombardia, tutti a Codogno, tra loro anche 5 medici dell’ospedale con il pronto soccorso che viene subito chiuso; 79 nei primi due giorni sempre dal basso lodigiano; 290 al 3 marzo. Tra il 3 e il 6 marzo, il ritmo degli infetti nel paese raddoppia il passo: da 74 a 149. Codogno raggiunge il picco di contagi al giorno l’8 marzo con 170 infetti. Una corsa giornaliera che sembra poi rallentare nei giorni successivi – 189 il 10 marzo, 198 l’11, fino ai 209 del 13 marzo che registra un solo caso positivo in piu’ rispetto ai 208 del giorno precedente. In alcuni comuni come Fombio, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Somaglia e Maleo per alcuni giorni il saldo dei nuovi contagi e’ addirittura a zero. Nella provincia di Lodi, solo 10 nuovi casi tra il 12 e il 13 marzo. Nel giorno in cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dichiara l’Italia intera come ‘zona protetta’, il governatore lombardo Attilio Fontana annuncia che a “Codogno e Lodi si e’ fermato il numero di contagi: e’ l’unica zona dove si e’ avuto finalmente un rallentamento, dimostra l’efficacia delle misure di contenimento”. A un mese esatto dall’inizio dell’emergenza, il lodigiano “ha una crescita sempre piu’ bassa”, ha detto l’assessore Gallera nella consueta conferenza stampa di aggiornamento, “con 69″ nuovi infetti”.
Ma se Codogno inizia a vedere la luce in fondo al tunnel, per Vo’ non è la stessa cosa. Da oggi, infatti, il paese e’ tornato a comparire nel conteggio dei casi positivi al Coronavirus, con l’individuazione di un nuovo contagio dopo alcuni giorni in cui non erano state registrate nuove positività. Tutti gli abitanti, nei giorni dell’isolamento dal 24 febbraio all’8 marzo sorvegliato da un cordone sanitario presidiato dall’Esercito, si sono sottoposti per due volte al tampone. Lo scopo era quello di aiutare a realizzare uno studio epidemiologico sulle modalita’ in cui si diffonde il virus e sul ‘profilo’ dei malati. “In questo mese per noi e’ cambiato tutto – racconta Denis Benato, titolare di un concessionario auto – All’inizio c’e’ stata molta confusione e ci siamo sentiti chiusi in gabbia. La situazione si e’ un po’ normalizzata – aggiunge – ma in cuor nostro sapevamo che non era finita, anche perche’ le notizie dalla Lombardia non ci facevano ben sperare”. “Anche se l’Esercito e’ andato via la sorveglianza e’ perfino piu’ stretta – dice Paolo Carpanese, operaio in pensione e amministratore della pagina Facebook ‘Quelli che a Vo” – c’e’ meno gente a passeggio e nel minimarket sono comparse le barriere”. Il sindaco Giuliano Martini non si stupisce alla notizia che il numero dei positivi sia tornato a salire. “E’ legata al cluster di persone che sono entrate in contatto con qualche positivo e dimostra che i controlli stanno funzionando – spiega -. Puo’ essere normale nel gioco del virus, e’ una cosa che ci aspettavamo. I controlli stanno continuando”.