“Che questo virus circolasse almeno da dicembre lo si vede dalle sequenze genomiche ormai pubblicate e che consentono di ricostruire una sorta di albero genealogico, dal quale possiamo anche capire che muta poco. I dati già pubblicati ci confermano anche che può avvenire il contagio da parte di un paziente asintomatico”. A tracciare il quadro, dopo la pubblicazione su ‘Nejm‘ di uno studio relativo ai primi casi tedeschi di nuovo coronavirus, risalenti a fine gennaio, è Giorgio Palù, professore ordinario di Microbiologia e virologia all’università di Padova ed ex presidente della Società europea e italiana di virologia.
“Sono usciti diversi studi ormai da parte dei colleghi cinesi – dice all’Adnkronos Salute – secondo i quali la stessa concentrazione virale si trova nei campioni di pazienti sintomatici e asintomatici. Solo che fino a qualche settimana fa si stentava ad affermare cose che potevano allarmare. Oggi si pubblicano gli studi e se ne parla sulle riviste scientifiche”. “Quello che manca attualmente – sottolinea – è un denominatore che ci consenta di calcolare in maniera precisa il tasso di letalità, che è diverso nei vari Paesi colpiti. Solo i test sierologici sulla presenza di anticorpi, in corso in Cina e di cui si attendono i risultati in alcune settimane, ci daranno conto di quante persone sono venute a contatto con il virus, senza magari sviluppare sintomi, e quanto esso sia letale. Per ora in Italia la percentuale si aggira attorno al 3,2%”.