“Siamo sulla strada giusta. Ma credo sia ancora pericoloso cantare vittoria, perché abbiamo a che fare con un nemico che non conosciamo. E perché le partite si vincono sempre al novantesimo“: l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas e professore emerito dell’Humanitas University, nell’intervista rilasciata a Repubblica definisce “incoraggianti” i dati degli ultimi tre giorni, ma avverte che “si deve continuare così, con le misure draconiane in atto. Tanto al Nord, più colpito finora, quanto al Sud: in un secondo momento potremo ragionare su come mitigare il contenimento, ma non ancora“.
Mantovani osserva che “dal punto di vista della ricerca, un fronte da esplorare è quello della immunità e degli anticorpi: il più grande esperto al mondo di coronavirus, Ralph Baric, anche sulla base dell’esperienza della Sars ritiene che il Sar-CoV-2 lasci una “traccia immunologica” nel nostro organismo almeno per un arco che va da 6 a 12 mesi. E’ dai saggi degli anticorpi, ossia dalla loro misurazione, che si potrà iniziare a “tracciare” il virus nella popolazione. Dal punto di vista epidemiologico, ma non solo“.
Riguardo la sperimentazione dell’Avigan l’esperto spiega: “In questo momento si sta facendo medicina di guerra: nell’emergenza vengono usati strumenti terapeutici diversi, pur senza avere evidenza chiara del loro funzionamento, con l’obiettivo di aiutare un paziente. Il caso degli antivirali, quale è l’Avigan, è proprio questo. Non è l’unico: ci sono altri due anti-retrovirali, la combinazione anti-Hiv Lopinavir/Ritonavir, che è stata utilizzata in Cina per curare il Covid-19. Uno studio appena pubblicato sul New England of Journal of Medicine ha però dimostrato che nei pazienti con uno stadio avanzato della malattia non sono utili“.
L’immunologo sostiene che quando questo periodo di emergenza sarà concluso potremo abbassare la guardia, ma non del tutto: “In inglese ci sono due espressioni, suppression o lockdown e mitigation. Il primo è quello che è stato messo in atto in queste settimane, le restrizioni che speriamo stiano consentendo a poco a poco ai contagi di regredire: erano indispensabili, dovevano essere fatte e devono ancora rimanere in essere“. “Quando potremo, si passerà poi alla mitigation, che ci consentirà di abbassare la guardia. Ma non del tutto: il virus non scomparirà, in alcuni Paesi intorno a noi è arrivato più tardi e in altri deve ancora arrivare. Bisognerà adattare il livello della guardia a questa situazione reale”.