Coronavirus, la Gran Bretagna punta all’immunità di gregge: “E’ assurdo, Londra ascolti i suoi epidemiologi”

"E' chiaro", ha sottolineato Rezza, "se lasciassimo il virus scorrazzare liberamente nel giro di sei mesi avremmo la metà della popolazione infettata e lasceremmo sul campo morti e feriti
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Per il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, puntare all’immunità di gregge per arginare il coronavirus come si vorrebbe fare in Gran Bretagna è “una cosa assurda”. “Mi pare veramente ridicola l’affermazione dell’esperto del governo britannico“, ha detto Rezza intervenendo su Rai Radio2 al programma “I Lunatici”, “io ero già critico verso gli altri Paesi europei per i ritardi con cui si stanno muovendo, questa ultima uscita mi pare veramente incredibile“.

E’ chiaro“, ha sottolineato Rezza, “se lasciassimo il virus scorrazzare liberamente nel giro di sei mesi avremmo la metà della popolazione infettata e lasceremmo sul campo morti e feriti. Questo è un virus che corre molto velocemente, lo vediamo in Lombardia, una delle sanità più efficienti del mondo messa a dura prova“. “Anche se la letalità di questa infezione non è elevatissima, il fatto che possano verificarsi molti casi in poco tempo tende a sovraccaricare gli ospedali e i reparti ipercritici“, ha ricordato Rezza, “si rischia di non garantire la migliore assistenza possibile a persone che hanno il coronavirus ma anche altre malattie“.

Walter RicciardiDello stesso parere anche Walter Ricciardi. “Il nostro governo ha semplicemente recepito le indicazioni della comunità scientifica, cosa che quello inglese non sta facendo. Eppure hanno gli epidemiologi dell’Imperial college, della London School of hygiene and tropical medicine e di una rivista come il Lancet. Sarebbero consiglieri di prim’ordine sul tema sanità pubblica che evidentemente stanno ignorando“. E’ quanto afferma, in un’intervista a La Repubblica, il consulente del ministero alla Salute per i rapporti con gli altri Paesi riguardo all’emergenza coronavirus.

Il professore che è anche nel Comitato di esperti della Protezione civile, nel sottolineare le differenze tra l’approccio scelto nostro Paese e il Regno Unito, sottolinea che le nostre misure di chiusura “le stanno piano piano adottando tutti gli altri Stati, a partire da Spagna e Francia. Del resto hanno il nostro esempio da seguire, visto che siamo stati i primi a essere colpiti qui in Europa. Con un nuovo virus in circolazione l’unica cosa da fare è dilazionare e ritardare l’impatto sul sistema sanitario attraverso il contenimento, quindi il distanziamento sociale“.

Intanto a non far soccombere le strutture sanitarie che devono curare i casi gravi e poi ad aspettare che si rafforzino gli strumenti di cura. Credo che vedremo prima una terapia più specifica rispetto a un vaccino. Non è assolutamente etico – aggiunge riferendosi alle recenti dichiarazioni arrivate dal Regno Unito – accettare che si ammalino le persone per creare una immunità di gregge che peraltro non è neanche sicura“. Non è sicura, conclude, “perché si tratta di un virus nuovo e non ci sono ancora conferme scientifiche su una immunità duratura dopo la malattia. Chi è stato contagiato potrebbe anche riprenderlo per quanto si sa al momento“.

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