“I dati finora disponibili, sia italiani che cinesi, dicono chiaramente che, insieme a una patologia polmonare preesistente, il rischio di aggravamento e mortalita’ e’ condizionato pesantemente dalla presenza di una comorbidita’ cardiovascolare, metabolica e renale, spesso concomitanti, e con effetto fra loro interattivo sinergico, in particolare nella popolazione anziana“: è quanto ha dedotto uno studio dell’istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa in base ai dati ufficiali degli effetti clinici della pandemia da Coronavirus. “Dal rapporto dell’Iss sui dati di 355 decessi di pazienti positivi a Covid-19 – sottolinea Fabrizio Bianchi, dirigente di ricerca ed epidemiologi dell’Ifc-Cnr di Pisa – si ricava facilmente che nei deceduti di eta’ media di 80 anni (circa 20 anni in piu’ del totale dei casi positivi) quasi un terzo aveva due o piu’ patologie preesistenti, l’altro terzo almeno una patologia e solo 3 soggetti erano esenti. La maggior parte avevano ipertensione (76%), malattie cardiache (33%), diabete (35%), insufficienza renale (18%), dati che sono in linea col quadro osservato in pazienti cinesi, seppure aggravato dalla maggiore eta’ della casistica italiana. Dunque serve molta attenzione sulle patologie che insieme a quelle dell’apparato respiratorio, fino alla polmonite interstiziale in circa il 10% dei casi, complicano le condizioni del paziente”.
Secondo Giorgio Iervasi, cardio-endocrinologo e direttore dell’Ifc-Cnr, “e’ necessario il massimo sforzo per non allentare il sistema di monitoraggio attivo di quelle patologie cardio-nefro-metaboliche che rappresentano la condizione di fragilita’ che favorisce aggravamento e decesso e non va trascurato l’impiego piu’ consistente di sistemi di controllo, da affiancare a quelli ambulatoriali, basati su telemedicina e teleconsulto ed altre forme di salute a distanza“.