Coronavirus, l’odissea di un paziente guarito: “Mandato in giro a fare esami, chissà quante persone ho contagiato”

Salvato in extremis in rianimazione, dopo una cura sperimentale, Marco racconta la sua odissea fatta di peripezie per rispettare “l’assurdità del sistema”
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Un professionista cremonese, da poco dimesso dopo aver contratto il coronavirus, ha raccontato la sua odissea, fatta di peripezie per rispettare “l’assurdità del sistema”. Salvato in extremis in rianimazione, dopo una cura sperimentale e’ guarito e ora e’ tornato a casa, ma prima ha girovagato febbricitante per fare esami prescritti dal medico di base allarmato dai suoi sintomi gravi e dall’assenza del 112. Ora Marco, 58 anni, consulente aziendale, ha raccontato all’ANSA la sua vicenda: “I miei sintomi erano evidenti, l’Ats sapeva ma nessuno e’ venuto da me anche se avevo febbre alta e difficolta’ respiratorie tanto che di notte dovevo dormire seduto per non soffocare”.

Marco ha cominciato a stare male l’11 marzo scorso: “La sera prima qualche brivido e la mattina dopo di botto 39,5 e tosse squassante. Ho chiamato il mio dottore, ma era stato ricoverato per Covid. Anche il sostituto, che doveva arrivare, non e’ mai entrato in servizio perche’ a sua volta ricoverato. Alla fine il 12 marzo, dopo aver telefonato per ore ai numeri sanitari indicati, i medici mi hanno detto di fare la cyclette, che avevo a casa. Pensavo di morire, nel farla, ma l’ho fatta e per risultato mi hanno detto che stavo bene, che si poteva aspettare. Ma come si fa a valutare un paziente per telefono? Io sono caduto dalla cyclette pensando di soffocare. E dopo ancora 5 ore a cercare la linea (non e’ che ti richiamano loro sapendo che stai facendo una prova) hanno fatto una valutazione sulla base di cosa? Che ero vivo? Cosi’ per 4 giorni sono stato a casa da solo, con la tachipirina per far scendere di qualche linea la febbre che subito risaliva, stravolto dalle notti in bianco e delirante“.

Marco a quel punto ha richiamato il medico: “Intuendo che le cose per me si stavano mettendo male mi ha mandato a fare gli esami del sangue – racconta ancora -. Io ho preso la macchina, e ci sono andato non so come, ma giustamente mi hanno detto di andare all’ospedale. Allora il medico mi ha mandato a fare una tac polmonare, in un clinica, da dove e’ emersa una polmonite bilaterale severa virale. In ambulatorio era pieno di gente conciata come me che cercava disperatamente di farsi attestare il Covid. Il giorno dopo sono dovuto tornare a ritirare i referti e con quelli mi sono presentato, sempre da solo, in ospedale. Quando sono arrivato saturavo 85. Sto ancora aspettando che l’Ats mi richiami. Chissa’ quanti ho contagiato.

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