Coronavirus e tasso di mortalità in Italia, esperto: il problema “è che i casi più lievi non vengono testati e diagnosticati”

Il tasso di mortalità in Italia sarebbe più elevato perché, oltre ad avere una popolazione più anziana, non si stanno testando e isolando i casi più lievi
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Il vice direttore generale dell’OMS Bruce Aylward ha parlato del “caso italiano“, relativamente al Coronavirus, in un’intervista a New Scientist: secondo l’esperto, in estrema sintesi, il tasso di mortalità in Italia è più elevato perché, oltre ad avere una popolazione più anziana, non si stanno testando e isolando i casi più lievi.
Ciò che sta accadendo in Italia e in molti altri Paesi in Europa è che stanno trattando i casi lievi a casa. In alcuni Paesi – spiega Aylward – non li stanno nemmeno testando. Stanno dicendo che se hai la tosse e la febbre alta, resta a casa. Ma il problema è che non sanno di avere la malattia, non l’hanno confermata. Dopo un paio di giorni le persone si annoiano, escono a fare una passeggiata e fanno shopping e infettano altre persone. Se sai di essere infetto, hai maggiori probabilità di isolarti“.
Secondo Aylward, se circa il 60-80% delle persone colpite ha una malattia lieve o moderata e per questa viene tenuta a casa e non isolata, la diffusione del virus non si ferma. “In Cina, hanno scoperto che (la strategia, ndr) non ha funzionato. Dovevano isolarli in ospedali, dormitori o stadi. L’obiettivo principale era impedire loro di annoiarsi“.
Conta molto anche l’età della popolazione, come dimostra il tasso di mortalità della Corea del Sud: “Hanno una popolazione relativamente giovane. La popolazione di età superiore ai 65 anni nella Corea del Sud è di circa il 14%, metà del Giappone e molto più bassa dell’Italia. Un tasso di mortalità di circa l’1%, vicino a quello che stiamo vedendo in Corea del Sud adesso, è ciò che vediamo in una popolazione giovane“. “Ma il tasso di mortalità è cresciuto nel tempo. La cosa che vorrei ricordare, anche adesso in Corea del Sud, è che è ancora dieci volte superiore all’influenza stagionale“.
Per quanto riguarda l’Italia, l’esperto spiega: “Ho visto alcuni dati dal Nord che suggeriscono che circa un terzo dei casi sono gestiti a casa. Ciò significa che hanno ancora molti casi lievi che potrebbero non essere diagnosticati. Poiché hanno così tanto lavoro per prendersi cura dei malati, alcuni dei casi più lievi non vengono testati e diagnosticati ufficialmente. Questo è parte del problema“.

Secondo il vicedirettore generale dell’Oms, una quarantena efficace è essenziale per affrontare il Coronavirus e questo non può avvenire senza effettuare anche test approfonditi per il Covid-19: è la lezione che possiamo imparare dalla Cina, che “per arrestare effettivamente il virus, ha dovuto eseguire test rapidi di qualsiasi caso sospetto, l’isolamento immediato di chiunque fosse un caso confermato o sospetto, e quindi ha dovuto mettere in quarantena i contatti stretti per 14 giorni in modo da poter capire se erano infetti“. “Quelle erano le misure che hanno fermato la trasmissione in Cina, non le grandi restrizioni di viaggio e i blocchi“.

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