Il virus del “Terzo millennio”: il quadro del pittore italiano che aveva “previsto” la pandemia

L'uomo vitruviano sotto un mondo fatto di carbone da cui escono neri tentacoli di un virus destinato a ucciderlo: il quadro realizzato 10 anni fa
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L’uomo vitruviano sotto un mondo fatto di carbone da cui escono, come lingue malefiche, neri tentacoli di un virus destinato a ucciderlo. Sembra la scena di un film fantascientifico, invece è il soggetto di un quadro di un pittore italiano. Sono passati 10 anni da quando Vito Bongiorno ha realizzato ‘Terzo millennio’, un quadro a tecnica mista di un metro e mezzo per 110 centimetri. L’opera, che allora risultava affascinante ma allo stesso tempo inquietante, oggi appare quasi come una premonizione mentre il mondo affronta la pandemia di coronavirus.

È una delle opere più note di questo artista nato ad Alcamo in Sicilia nel 1963 e diventato poi romano d’adozione. Vissuto tra il 1985 e 1987 a Monaco di Baviera e successivamente a New York, oggi è tra i protagonisti più rappresentativi dell’arte contemporanea romana, noto per l’utilizzo del carbone e della cenere, come simbolo dell’amarezza, dell’inquinamento, della malattia e della spaccatura che caratterizzano l’umanità. “Quell’opera, il virus che cade sull’uomo vitruviano, risale a un progetto di 10 anni fa – racconta all’AGI l’artista – e oggi sembra abbia quasi un significato premonitore. In realtà tutta la mia opera parla di questo. Il virus che si diffonde in ‘Terzo millennio’ è quello che ci sta infettando. Ovviamente nella mia mente non era il Coronavirus di oggi, ma era in senso più metaforico quell’inquinamento ecologico, sociale, economico e culturale che caratterizza la nostra epoca”.

Un virus rappresentato dal carbone, elemento fondamentale delle opere di Bongiorno. L’artista spiega all’AGI di usare il carbone “perché ha un’energia incredibile e al contempo una luce che ti può rigenerare. Il carbone simboleggia la malattia, la spaccatura, l’amarezza e l’inquinamento. A testimonianza di ciò ci sono le foto della performance del 2012, Terra mater, tenuta alla Pelanda di Roma dove una modella dipinta di blu con una maschera antigas sul volto si muove tenendo in mano un globo terrestre le cui terre emerse sono realizzate con il carbone “a significare l’inquinamento ecologico e sociale che caratterizza la nostra epoca”.

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