Coronavirus, app e più test: la proposta scienziati per la fase 2

"Convivere con COVID-19: proposta scientifica per riaprire l'Italia, gestendo in modo sicuro la transizione da pandemia a endemia"
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“Convivere con COVID-19: proposta scientifica per riaprire l’Italia, gestendo in modo sicuro la transizione da pandemia a endemia”. Si intitola cosi’ il documento prodotto da 12 scienziati italiani, e suddiviso in 5 punti, in vista della futura fase 2. “Riteniamo che sia necessario – scrivono gli scienziati – riflettere fin da adesso su come meglio emergere dalla attuale fase di isolamento della popolazione, dalla quale pensiamo si debba uscire non appena si osserveranno due-tre settimane di un trend stabile verso un numero molto basso di contagi e morti. Considerando il numero progressivamente crescente di persone infettate da SARS-CoV-2 nel mondo, quello di cui stiamo parlando e’ la transizione dalla fase “pandemica” di COVID-19 a quella “endemica”.

Dal punto di vista scientifico, ci sono almeno tre fattori chiave che possono contribuire allo scenario che prevede una prossima fine per la fase “acuta” dell’epidemia. Il primo fattore, ovviamente, e’ l’isolamento individuale e il distanziamento sociale (oltre alle misure di igiene individuale). Il secondo fattore, tutto da valutare, e’ lo stabilirsi di immunita’ naturale verso COVID-19 in una parte importante della popolazione.

Il terzo fattore, anch’esso da confermare, ma presumibilmente importante, e’ la stagionalita’, che sappiamo valere per gli altri virus respiratori, compresi i coronavirus, che prediligono la stagione invernale”. Al momento, e non essendo disponibile un vaccino almeno parzialmente efficace contro SARS-CoV-2, “l’unico modo per valutare come questi fattori hanno agito nel ridurre il numero dei contagi (e la conseguente mortalita’) e’ quello di campionare in modo statisticamente rilevante la popolazione generale nelle varie aree geografiche del Paese, per valutare sia lo stato dell’infezione attiva, tramite tamponi diagnostici (che ricercano il virus nella saliva), che lo stato di immunita’ della popolazione, tramite analisi sierologiche grazie a test validati per la presenza di anticorpi specifici”.

Se, scrivono gli scienziati, il livello di immunita’ specifica nella popolazione risultera’ basso, “l’unica strategia per “riaprire” l’Italia sara’ monitorare a intervalli regolari il possibile ritorno del virus per poter “giocare di anticipo” e prevedere un piano d’azione scalabile finalizzato, per esempio di rapido ripristino delle misure di isolamento individuale e di distanziamento sociale laddove vi sia il forte rischio di un focolaio epidemico, come osservato nella presente epidemia a Codogno (Lodi) e Vo’ Euganeo, in cui la costituzione di una “zona rossa” ha contribuito in modo importante al contenimento dell’infezione”.

Il documento propone “la creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile, MRF, dell’infezione da SARS-CoV-2 e della malattia che ne consegue (COVID-19) e, possibilmente, in futuro, di altre epidemie. Questa nuova struttura, con chiare articolazioni regionali, che prevediamo operare sotto il coordinamento di Protezione Civile (PC) e Ministero della Salute (MinSan) e il supporto tecnico dell’Istituto Superiore di Sanita’ (ISS)”, dovra’ avere “capacita’ e risorse per poter eseguire un altissimo numero di test (almeno nell’ordine di molte migliaia alla settimana) sia virologici che sierologici nella popolazione generale asintomatica”, ma anche una “struttura di sorveglianza centrale potenziata presso l’ISS, che sia responsabile sia dell’analisi dei dati in tempo “quasi-reale”, che della loro presentazione da parte del Ministero della Salute, a frequenza regolare direttamente al Governo, al Parlamento e agli organismi sanitari sovranazionali”.

Inoltre occorre un “rafforzamento della capacita’ regionale di sorveglianza epidemiologica, sotto forma di centri periferici di monitoraggio a diffusione capillare sul territorio e con messa a punto di sistemi di “epidemic intelligence”, che rilevino precocemente ogni segnale di accensione di focolai epidemici”, e il “mandato legale di proporre in modo tempestivo e possibilmente vincolante provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attivita’, eventi sportivi, scuole, ecc); gestione di infetti e contatti (implementata anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smart phones, apps, etc come gia’ sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche strutture sanitarie”. Infine, la “condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonche’ le principali testate radio-televisive pubbliche e private”. Il rafforzamento del sistema sorveglianza-risposta a livello sanitario “dovra’ essere accompagnato da un piano complessivo di limitazione del rischio di attivazione di focolai epidemici nei luoghi di lavoro e nel sistema educativo scolastico. Tale piano dovra’ prevedere una profonda ristrutturazione delle procedure e delle attivita’, che dovranno essere ridisegnate al fine di limitare la diffusione di virus respiratori”.

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