Coronavirus, spunta il “Paziente 3”: due i casi gravi a Codogno, nell’ospedale oltre a Mattia c’era anche un 44enne

Nello stesso giorno, quasi in contemporanea con l'esito di positivita' di Mattia, allo stesso ospedale si era presentato un 44enne in gravi condizioni
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Non solo Mattia, l’uomo diventato tristemente noto per essere il cosiddetto “paziente 1” in Italia. A 50 giorni dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus nel nostro Paese spunta il Paziente 3, un uomo di Castiglione d’Adda di 44 anni ricoverato all’ospedale di Codogno poche ore dopo Mattia, pure lui positivo al tampone e pure lui finito in gravi condizioni in rianimazione per polmonite bilaterale e ora guarito. La vicenda, finora rimasta inedita, riguarda i giorni cruciali del 19, 20 e 21 febbraio in cui nel presidio sanitario del comune del lodigiano, uno del 10 centri poi isolati in zona rossa, sono stati accertati i primi casi positivi di Covid-19. Mattia, che aveva ‘firmato’ per essere dimesso dal pronto soccorso il 18 febbraio, era ritornato alle 3 di mattina del giorno successivo in condizioni preoccupanti. Condizioni che peggiorarono ulteriormente finche’ nella mattinata 20 febbraio, dopo il racconto della moglie della cena con l’amico rientrato dalla Cina e l’intuizione dei medici, venne sottoposto al tampone.

Ma nella serata di quello stesso giorno, quasi in contemporanea con l’esito di positivita’ di Mattia e della moglie asintomatica – e nell’elenco ufficiale Paziente 2 – al pronto soccorso dell’ospedale della cittadina si era presentato un 44enne della zona con un quadro di polmonite bilaterale interstiziale. Immediatamente fu sottoposto al tampone che poche ore dopo, all’alba del 21 febbraio, diede esito positivo e poiche’ il suo stato era grave ma non come quello di Mattia, quel giorno stesso venne trasferito in terapia intensiva al Sacco di Milano da dove, riferiscono, e’ stato dimesso da poco. Paziente 1 invece venne trasportato nella rianimazione del San Matteo.

Dunque, a Codogno, nelle stesse ore, erano due e non uno i pazienti in gravi condizioni e intubati, tra l’altro quasi coetanei. Sempre quella notte, tra il 20 e il 21 febbraio, arrivo’ l’ordine della direzione generale della Asst di Lodi: la chiusura del pronto soccorso e l’immediata sanificazione completa e, ripetuta almeno due volte, del pronto soccorso e di tutti gli ambienti dove erano transitati i due pazienti. Nel frattempo, l’azienda sanitaria, aveva dato il via a un piano di riconversione dell’ospedale per fronteggiare al meglio l’emergenza.

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