Coronavirus, indagini sulle Rsa in Lombardia: “Penuria di mascherine in tutte le strutture”

Proseguono le indagini della Procura milanese sulla gestione dell'emergenza coronavirus nelle Rsa lombarde: le ultime notizie
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Proseguono le indagini della Procura milanese sulla gestione dell’emergenza coronavirus nelle Rsa lombarde, dove si sono verificati centinaia di decessi. Uno dei punti chiave della memoria difensiva dell’istituto Palazzolo-Don Gnocchi, e depositata nelle scorse settimane agli atti delle indagini, è una grave penuria di mascherine nella fase piu’ dura dell’emergenza, ovvero tra la fine di febbraio e meta’ marzo. Nella memoria si legge una tabella con tutti gli ordini ai fornitori rimasti “inevasi” nelle due settimane piu’ drammatiche dal punto di vista della diffusione dell’epidemia. E da cui emerge che, secondo la casa di cura, il Don Gnocchi avrebbe dovuto fare a meno in quel periodo di quasi 64mila mascherine.

I pochi dispositivi “reperibili sul mercato”, infatti, scrive il legale Stefano Toniolo, “erano stati (comprensibilmente) raccolti dalla Protezione civile italiana e convogliati alla strutture sanitarie impegnate” nella lotta a Covid. Una situazione che ha “finito col generare una penuria di mascherine per tutte le Rsa”. Tanto che, ad esempio, il 7 marzo il capo della Protezione civile Angelo Borrelli rispondeva cosi’ ad un commissario che, per conto delle case di riposo, aveva segnalato il problema: “Stiamo facendo di tutto, come il collega Cajazzo (dg Welfare, ndr) di Regione Lombardia, per acquistare le mascherine”.

case riposo rsaAnche il Pio Albergo Trivulzio scriveva il 19 marzo che erano rimaste senza “riscontro” le richieste inviate ad Aria spa, la “Centrale regionale di committenza”, anche “per il tramite della Sezione della Protezione Civile della Regione”. Una situazione analoga, si legge ancora nella memoria, per i tamponi: “Ci sono numerose realta’ – scriveva il commissario per conto delle Rsa al dg Welfare lombardo – che hanno pazienti positivi o in attesa di tamponi che hanno quasi terminato le scorte e non hanno ricevuto nulla”.

Altra questione centrale e’ quella delle linee guida e indicazioni sull’uso delle mascherine. E su questo punto le Rsa sostengono di aver sempre rispettato le disposizioni regionali, nazionali, internazionali che, tra l’altro, parlavano di “uso razionale delle mascherine”, data la carenza. Almeno fino a meta’ marzo, fu indicato alle strutture di usarle solo con pazienti Covid o con casi sospetti. Non c’era, quindi, “alcun obbligo generalizzato” di utilizzo per tutti gli operatori nelle normative. Dopo l’8 marzo, poi, a seguito della nota delibera regionale diverse case di riposo iniziarono ad accogliere pazienti Covid rispondendo, come spiega il legale del Don Gnocchi, ad “una vera e propria ‘chiamata alle armi’ della Regione”. Nella memoria, infine, l’istituto chiarisce che e’ stato nei fatti “impossibile” impedire al virus di entrare. Nella piu’ importante Rsa milanese sotto inchiesta, cioe’ il Pio Albergo Trivulzio, il Comitato Giustizia e Verita’ per le vittime del Pat ha chiesto che “vengano effettuati i tamponi a tutti i degenti in condizioni critiche senza ulteriori ritardi e un incontro urgente con il virologo Fabrizio Pregliasco”.

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