Coronavirus, in Italia test sierologici per 150.000 persone: “Operazione ‘monstre’, permetterà di mappare la diffusione per età, genere e lavoro”

Il risultato dell'operazione sarà la stima della "prevalenza sierologica degli italiani": si tratta di "contare quanti sono i soggetti con anticorpi sulla popolazione"
MeteoWeb

La presidente della Societa’ di statistica italiana (Sis), Monica Pratesi, mette in luce le dimensioni del progetto dell’Italia di effettuare 150 mila test sierologici, parte della strategia per la fase di ripartenza del Paese. L’iniziativa, che si basera’ su un’indagine a campione “monstre” e che candidera’ il Paese a “una leadership” conoscitiva del fenomeno a livello internazionale, rappresenta uno sforzo “gigantesco” per permettere all’Italia di mappare la diffusione del Coronavirus non solo sul piano territoriale, ma anche per fasce d’eta’, genere e per profili occupazionali. “In gioco c’e’ una posta importante: si sente parlare di immunita’ aziendale, di valutare chi rientrera’ prima a lavorare, quali saranno le fasce d’eta’ da tenere in quarantena. Sono decisioni importantissime”, riconosce Pratesi.

Anche altri Stati stanno procedendo a indagini simili, ma per ora i numeri sono diversi: per esempio, “la Spagna pensa a 30 mila famiglie”, spiega la professoressa, docente di statistica all’universita’ di Pisa. Volendo fare invece un paragone con altre rilevazioni nazionali, quella sulle forze lavoro, dice, “e’ fatta su 75 mila famiglie”.

Foto di Andrew Theodorakis / Getty Images

La gara per l’acquisto dei kit per i test e’ stata indetta e le scadenze sono ravvicinate: entro il 22 aprile dovra’ avvenire la presentazione delle offerte, ed entro il 29 aprile ci sara’ la sottoscrizione del contratto di fornitura. La strutturazione del campione sara’ finalizzata a rintracciare i soggetti piu’ rappresentativi. Occorrera’ intercettare “le persone nei luoghi in cui vivono”, evidenzia Pratesi. “Sara’ fondamentale che chi viene selezionato partecipi. Se la persona si rifiuta non si va a prelevarla a casa con i carabinieri”. Gli italiani pero’, rassicura, “sono un popolo di partecipatori, le persone contribuiscono volentieri ma al tempo stesso vogliono essere informate. Anche perche’ si richiede di andare a fare un test con un prelievo di sangue”. E’ qui, riflette Pratesi, “che entra in gioco la mano del Governo: non basteranno lettere di convincimento, servono anche delle norme“. Senza dimenticare che dovrebbe essere previsto anche “il coinvolgimento dei minorenni”.

Il risultato di tutta l’operazione sara’ una percentuale ma, osserva l’esperta, “di grosso rilievo”: la stima della “prevalenza sierologica degli italiani”. Si tratta di “contare quanti sono i soggetti con anticorpi sulla popolazione e restituire l’informazione stratificata secondo i criteri individuati”. E quando si va a indagare su una pandemia i campioni non possono che essere molto grandi, si parla in termini tecnici di “master sample”. Pratesi, da presidente della Sis, rimarca quanto sia in questi casi “fondamentale coinvolgere la statistica ufficiale”, in modo da “mettere ordine ed evitare la confusione”. Per Pratesi “sarebbe utile proseguire l’indagine monitorando nel tempo un sotto-campione e individuando dei segmenti a cui somministrare per esempio tamponi per arricchire l’operazione”. L’auspicio e’ sviluppare una “ricerca che coinvolga diversi profili scientifici: servono non solo epidemiologi, virologi ma anche statistici e modellisti che provengono da altre discipline. Ed e’ necessario un coordinamento nazionale”.

Condividi