Non è un semplice paziente uno, ma è un ‘caso uno’, o volendo una ‘recidiva uno’. Una donna milanese è la prima in Italia ad aver avuto un ritorno della malattia. Ricoverata all’ospedale di Negrar, nel veronese, è quasi asintomatica esattamente come lo è stata la prima volta. “È un caso raro“, sostiene il prof. Zeno Bisoffi, direttore del dipartimento. La prima volta era stata ricoverata perché positiva al tampone, per poi essere dimessa dopo l’esito di due tamponi negativi. Era guarita. Una decina di giorni dopo, però, il Coronavirus è tornato manifestandosi con febbre, non alta, e tosse. Le è stato fatto un nuovo tampone: era positiva.
La donna sarebbe ora ricoverata nel reparto di Malattie Infettive e tropicali dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Si tratta di un caso che ha messo in difficoltà lo stesso personale sanitario, come ha spiegato Bisoffi. “L’unico caso capitato da noi: per quanto ne sappiamo, solo in Cina sono state descritte alcune eccezioni simili“. I sintomi presentati dalla donna non sono gravi, ma resta comunque un caso particolare, sebbene per fortuna potrebbe essere nuovamente dimessa se l’esito dei nuovi test sarà negativo. I medici stanno ora cercando risposte più precise e approfondite per comprendere il meccanismo della recidiva. “Sono in corso le analisi sul genoma virale, solo quando avremo gli esiti ne sapremo di più”, spiega Bisoffi.
La donna manifestò per la prima volta i sintomi dovuti al nuovo Coronavirus, il SARS-COV2, il 4 marzo scorso: entrata al pronto soccorso, dopo l’esito positivo del tampone, fu ricoverata. Restò in ospedale per una settimana circa, nel reparto Covid. Fu dimessa quando il tampone sentenziò la negatività. “L’abbiamo dimessa non prima di aver eseguito i due tamponi previsti, che ne hanno confermato la guarigione”, ricorda Bisoffi. Tornata la febbre, però, è scattato di nuovo il ricovero, lo scorso 23 marzo, ovvero dodici giorni dopo le dimissioni.
“La prima ipotesi – afferma Bisoffi – è che il virus appartenga ad un ceppo virale diverso anche se dobbiamo attendere gli esami sui due genomi: quello del primo ricovero e quello del secondo. È però un’ipotesi che io ritengo improbabile“, perché a quanto pare il Coronavirus non sembra soggetto a particolari mutazioni “e considero difficile che una persona guarita, che ha sviluppato gli anticorpi, se esposta ad un altro ceppo possa ammalarsi nuovamente. Questo, in assoluto, non vuol dire che non possa essere nuovamente infettata”.
L’altra ipotesi, ovvero quella più probabile, è che i tamponi eseguiti durante il primo ricovero, prima di dimetterla, non abbiano rilevato la positività perché la donna aveva una carica virale talmente bassa da non essere individuata. “I tamponi – spiega Bisoffi – sono molto sensibili ma non al 100%. Anche per questo, per i casi con un alto sospetto clinico, seppur in presenza di una risposta negativa, per prudenza ripetiamo il test prima di indirizzare il paziente a un reparto pulito anziché al reparto Covid”.