Nel giorno in cui l’Italia entrava ufficialmente nella fase 2 dell’emergenza coronavirus, un asteroide ha rischiato di colpire la Terra. Lunedì 4 maggio, infatti, un asteroide che non era stato osservato in precedenza ha sorvolato l’Oceano Pacifico ad appena 7.000km di altezza, in quello che è stato uno dei passaggi più ravvicinati al nostro pianeta. Gli astronomi non hanno avuto alcun preavviso dell’esistenza dell’asteroide 2020 JJ, scoperto utilizzando il Mount Lemmon Survey in Arizona proprio intorno al momento in cui l’oggetto ha raggiunto il suo punto più vicino alla Terra.
La NASA ha un database online degli approcci ravvicinati degli asteroidi e altri oggetti “near-Earth” che risale al 1900, e 2020 JJ si classifica come il sesto approccio più ravvicinato mai registrato. Da notare che i primi 10 approcci più ravvicinati si sono verificati tutti dal 2004 in poi.
Si stima che l’asteroide 2020 JJ abbia un’ampiezza tra i 2,7 e i 6 metri, quindi molto piccolo. Basta considerare che l’asteroide 1998 OR2, che ha compiuto il suo approccio ravvicinato alla Terra il 29 aprile scorso, è ampio 1,5-4km. Se 2020 JJ avesse colpito la Terra, molto probabilmente avrebbe bruciato nell’atmosfera. In altre parole, questo asteroide non è mai stato una minaccia esistenziale per la Terra, ma è passato molto più vicino rispetto a molti dei satelliti che orbitano intorno al nostro pianeta. Avrebbe potuto colpirne uno e provocare un gran caos.
“L’oggetto – spiega l’astronoma Natalie Starkey – non è stato rilevato in anticipo a causa delle sue dimensioni, che in termini astronomici sono piuttosto contenute. Abbiamo imparato a rilevare gli asteroidi più grandi, ma nel Sistema solare ci sono moltissime rocce che sono molto difficili da individuare finché non sono abbastanza vicine”. Inoltre, spiega la scienziata, “gli asteroidi non sono luminosi, il che complica notevolmente la loro osservazione. 2020 JJ è stato il sesto oggetto più vicino mai registrato dal 1900, ma la sua distanza era ancora circa 20 volte superiore a quella della Stazione spaziale internazionale e la sua velocità era pari a circa 32 chilometri all’ora“, spiega l’esperta. “Anche se fosse stato in rotta di collisione con la Terra, 2020 JJ si sarebbe molto probabilmente frammentato una volta in contatto con l’atmosfera del pianeta. Sebbene il rischio sarebbe stato esiguo, in questi casi c’è sempre la probabilità che alcuni frammenti possano colpire zone con elevate densità di popolazione, provocando danni seri. Ma per fortuna non è successo”, conclude Starkey.