Coronavirus, l’indagine di Altroconsumo: i costi dei test sierologici nel privato, da 20 fino a 100 euro

Prezzi 'altamente variabili' per i test sierologici eseguiti nei laboratori privati. Si va da 20 euro fino a quasi 100, a seconda del centro che li esegue
MeteoWeb

Prezzi ‘altamente variabili’ per i test sierologici eseguiti nei laboratori privati. Si va da 20 euro fino a quasi 100, a seconda del centro che li esegue. Sono i risultati di un’indagine, condotta da Altroconsumo, in 97 laboratori di 5 regioni italiane: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio.

Una ricerca che ha fotografato una vera e propria ‘corsa al test’ agli inizi di maggio da parte degli italiani, nonostante il risultato – ricorda l’associazione – non dia ‘patente di immunità’ né indichi la presenza di malattia (rilevabile esclusivamente con il tampone), ma solo, e con “grossi limiti, se si è entrati in contatto con il virus”, spiega Altroconsumo, chiedendo quindi più chiarezza e regole omogenee anche sul percorso da seguire in caso di esito positivo del test.

Per verificare la situazione, il tipo di test offerti e il loro prezzo, Altroconsumo ha contattato 173 strutture sanitarie private (il servizio pubblico – spiega l’associazione – è generalmente assente, tranne nel caso in cui si venga contattati per studi epidemiologici) nelle cinque regioni scelte e solo 97 proponevano il test.

L’offerta, come spesso accade in sanità, non è risultata omogenea sul territorio e non sempre il personale che ha fornito le informazioni al telefono è stato chiaro sul tipo di test che veniva svolto, cosa importante anche per verificare l’adeguatezza del costo ed eventualmente fare un confronto con altre proposte analoghe. Alcuni laboratori effettuano test rapidi (i cosiddetti pungidito), ma la maggior parte esegue un vero e proprio test quantitativo con prelievo del sangue, attraverso le metodiche autorizzate Elisa e Clia.

E ancora: c’è chi verifica soltanto la presenza delle immunoglobuline IgG (gli anticorpi che si sviluppano in una fase tardiva della malattia), e chi invece ricerca anche la presenza delle immunoglobuline IgM (che sono i primi anticorpi che l’organismo produce in risposta al virus). Alcuni, infine, propongo sia il test rapido sia quello con prelievo venoso, con importanti differenze di prezzo. Mediamente fare un test sierologico costa 48 euro, in tutte le Regioni considerate, con un’offerta leggermente meno onerosa in Emilia Romagna. Ma emerge una grande differenza tra prezzi minimi e massimi: nel Lazio alcuni laboratori fanno questo test a 20 euro, in Veneto chiedono fino 97 euro, per lo stesso tipo test (prezzo che comprende però anche una visita medica obbligatoria).

Alltroconsumo, per verificare se si tratti di un prezzo accettabile, ha preso come riferimento il costo proposto dall’Emilia Romagna, che individua un prezzo di riferimento idoneo di 25 euro per ogni analisi. Considerando un costo accettabile di 60 euro per un sierologico che quantifica entrambi gli anticorpi, il 20% dei laboratori propone questi test a un costo più elevato e soltanto il 17% dei centri ha una tariffa allineata a quanto indicato dall’Emilia Romagna. Troppo caro anche il test rapido ‘pungidito’: su 15 centri che ci hanno proposto un test rapido i prezzi variano da 25 euro a quasi 100, con una media di 40 euro, ben lontana dalla tariffa di riferimento. Escludendo il caso estremo, dunque, quasi un test rapido su due si attesta sui 30 euro, meno del test con prelievo venoso.

Infine, ogni Regione fa da sé, adottando regole diverse per questi test e il percorso da fare nel caso in cui il cittadino risulti positivo a questi anticorpi. In Emilia Romagna e in Lazio, per esempio, per farli è necessario presentare la ricetta del medico e le Regioni indicano anche un elenco di centri autorizzati, dando alcuni prezzi di riferimento. Il Piemonte ha accreditato alcune strutture e stabilisce un raccordo tra laboratorio privato e Servizio sanitario nazionale in caso di positività del test attraverso una piattaforma digitale di segnalazione. Lombardia e Veneto non danno indicazioni precise.

Oltre alla possibilità di eseguire questi test pagandoli di tasca propria, l’associazione ricorda che è appena partita un’indagine epidemiologica su un campione di 150mila persone distribuite in duemila comuni italiani. L’obiettivo è capire quante persone in Italia hanno sviluppato gli anticorpi al coronavirus, anche in assenza di sintomi, stimare dimensioni e estensione dell’infezione nella popolazione e descriverne la frequenza in relazione ad alcuni fattori quali sesso, età, regione di appartenenza, attività economica. Se si viene contattati si può decidere liberamente se partecipare allo studio oppure no. In questo caso, i test sono gratuiti.

Altroconsumo ricorda, infine, che i risultati dei test sierologici, sebbene possano essere indicativi per fare una valutazione generale sulla popolazione, non forniscono un’indicazione di carattere individuale affidabile.

“Quasi tutti i test vantano elevatissimi valori di sensibilità (la capacità di verificare la presenza di anticorpi) e specificità (la capacità di trovare invece le persone senza anticorpi), ma il punto è che questi valori vanno presi con le pinze e letti con cautela”. Altroconsumo elenca i diversi limiti (falsi positivi, tempo trascorso dal contatto con il virus, sensibilità del test) “Come ribadisce anche il ministero della Salute, l’unico esame che ha un valore diagnostico è il tampone. Non è il caso, quindi, di correre a fare il test sierologico – consiglia Altroconsumo – se non ci sono esigenze precise segnalate dal medico curante (non a caso in alcune Regioni per poterlo fare serve la ricetta).

Anche perché attualmente la situazione è ancora confusa, soprattutto per quel che riguarda le conseguenze di un’eventuale positività (cosa deve fare il cittadino? Pagarsi il tampone o aspettare la chiamata del Servizio sanitario?)”. “Il test sierologico, sebbene alcune regioni abbiano ventilato la possibilità di renderlo obbligatorio per chi vuole entrare nel loro territorio, non attribuisce ai singoli una patente di immunità. Se la via ufficiale è quella di usarli a scopo epidemiologico, come si sta facendo con lo studio nazionale su 150 mila cittadini, è necessario fare ordine e dare indicazioni chiare e omogenee su tutto il territorio sui criteri di accesso e sul percorso da intraprendere in caso di esito positivo”, conclude Altroconsumo.

Condividi