Esprime “soddisfazione” Paolo Ascierto, oncologo dell’Istituto dei tumori “Fondazione Pascale” di Napoli, commentando l’Aifa che ha definito “incoraggianti” i risultati della sperimentazione del farmaco anti artrite Tocilizumab per curare la polmonite causata dal Covid-19, promossa nell’ambito di una sperimentazione tra Pascale e ospedale Cotugno di Napoli.
“L’analisi – spiega l’oncologo – riguarda 301 pazienti registrati per lo studio di fase 2, in 20 ore tra il 19 e il 20 marzo, e 920 pazienti registrati successivamente tra il 20 e il 24 marzo, provenienti da 185 centri clinici distribuiti su tutto il territorio italiano. A causa della limitata disponibilità iniziale di farmaco, e della rapidissima richiesta da parte dei centri, in entrambi i gruppi, solo il 60% dei pazienti è stato trattato con Tocilizumab, in qualche caso anche a rilevante distanza di tempo dalla registrazione. Inoltre, verosimilmente a causa di una selezione operata nei centri, i pazienti trattati erano clinicamente peggiori di quelli non trattati, con insufficienza respiratoria più grave e forme di assistenza respiratoria più intensiva”.
L’efficacia del Tocilizumab, continua Ascierto, “è stata valutata attraverso il tasso di mortalità a 14 e a 30 giorni. A 14 giorni il tasso di mortalità riportato nella fase 2 è risultato 18.4%, considerando tutti i pazienti (trattati e non), e 15.6%, considerando solo quelli che hanno ricevuto il farmaco. Questi valori, pur se inferiori al 20% previsto a priori, non possono essere considerati significativi. Invece, i risultati sono significativi a 30 giorni, quando i valori di letalità sono 22.4% in tutti i pazienti e 20.0% nei soli trattati (rispetto al 35% che ci si aspettava a priori). L’analisi degli effetti collaterali non ha mostrato segnali rilevanti di tossicità specifiche”.
Complessivamente quindi, prosegue Ascierto, “lo studio Tocivid-19, pur con i limiti di uno studio a singolo braccio, ovvero senza il braccio di controllo con il placebo, suggerisce che Tocilizumab possa ridurre significativamente la mortalità a un mese, ma che il suo impatto sia meno rilevante sulla mortalità precoce. Ci si augura che gli studi di fase 3 randomizzati tuttora in corso possano nelle prossime settimane confermare questi risultati”. Infine “sarà anche interessante estrapolare i dati relativi a possibili biomarcatori per verificare se possono essere utili nel selezionare i pazienti che possano avere un beneficio dal trattamento. I prossimi mesi ci vedranno sicuramente impegnati in una serie di ulteriori analisi dei dati”.