“Siamo ancora nella fase epidemica, i numeri sono in calo grazie ai comportamenti adottati dai cittadini ma ci sono ancora contagi e il virus si trasmette con le stesse modalità di prima“: lo ha affermato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, in audizione in Commissione Affari sociali della Camera, sulle iniziative volte al monitoraggio dei contatti interpersonali nell’ambito delle misure di sanità pubblica legate al contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19. “Il fatto che la curva epidemica mostri un numero di casi decrescente è positivo, e dimostra l’efficacia delle misure e l’adesione degli italiani. Però questo non toglie che abbiamo nuovi casi e la circolazione del virus è presente nel Paese, e questo deve farci adottare tutte le precauzioni. Il virus si diffonde nella stessa maniera dell’inizio. Ovvero prevalentemente per droplets“.
“Non siamo ancora in grado di immaginare l’eradicazione del virus perché serve il vaccino, il nostro obiettivo è tenere l’Rn al di sotto dell’uno e contenere il contagio, rendendolo sostenibile per il servizio sanitario. La valutazione di ciò è importante per stabilire se le misure prese sono sufficienti“.
“Siamo ancora lontani da quel 70-80% di immunità che ci permetterebbe di parlare di immunità di gregge, che avremmo forse solo con il vaccino“.
“E’ un’esperienza con cui dovremmo convivere tutti i prossimi mesi e verosimilmente fino all’inizio del prossimo anno sarà molto difficile che avremo un vaccino che consenta di garantire la copertura a tutti i milioni di italiani che ne avranno bisogno“.
“Le ‘app’ possono riportare immediatamente le persone che hanno avuto un contatto con i positivi e possono tracciarlo e registrarlo nelle ultime 48 ore. Questa funzione facilita l’opera di chi dopo deve fare l’intervista, ma non può sostituire chi deve fare le interviste, sono gli operatori a poter ricostruire la storia recente e la modalità con cui è avvenuto il contatto” con un caso di Covid-19, ha evidenziato Brusaferro. In questo senso va il potenziamento degli operatori previsto dall’ultimo decreto del ministro della Salute, per il “monitoraggio stretto di quanto avviene a livello nazionale e soprattutto regionale, per intercettare precocemente eventuali focolai che possano poi facilitare la diffusione del virus“.
La Fase 2 sarà “basata su tre gambe: la prima è il monitoraggio a livello nazionale e regionale per intercettare focolai, la seconda è garantire strutture per far fronte alle esigenze delle persone affette da Covid“. Infine vanno “garantiti tutti i servizi sanitari che nella fase 1 sono stati sospesi o limitati” ma “necessari a rispondere al bisogno di salute della popolazione“.