Il Coronavirus “può colpire il cervello: possibili complicanze tardive, come malattie neurodegenerative”

I neurologi sospettano che il coronavirus, in alcuni casi complicati non esaurisca il suo danno nella malattia acuta, ma possa avere conseguenze sul sistema nervoso a distanza di tempo
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Non solo problemi respiratori e cardiaci. In alcuni casi, il nuovo coronavirus può avere conseguenze sia sul cervello che sul sistema nervoso periferico, e il sospetto è che possano non interessare solo il breve periodo. I sintomi più noti sono la perdita di gusto e olfatto ma sono stati segnalati fenomeni anche più gravi come ictus, encefaliti, stanchezza muscolare e dolore intensi. I neurologi sono pronti alla sfida.

“Nuove sfide in campo medico richiedono nuove risposte”. I giovani neurologi italiani lo spiegano in una ‘Letter’ indirizzata e pubblicata dalla rivista scientifica ‘Neurological Science’. Alle patologie neurologiche già esistenti si aggiungono le conseguenze e le sequele dell’infezione da Sars-CoV-2. Nella lettera a firma dei giovani medici, degli specializzandi in neurologia dell’università degli Studi di Milano, la cui scuola di specialità è diretta da Vincenzo Silani, si dicono pronti ad affrontare operativamente la neurologica clinica di Covid-19. “La consapevolezza che Covid-19 può avere un’espressione neurologica deve essere condivisa dal mondo neurologico e le nuove generazioni di specializzandi sono chiamate ad affrontare un’inedita patologia, che ci preannuncia un nuovo mondo anche dal punto di vista sanitario. Molti di noi si sono tra l’altro offerti volontariamente per assistere i pazienti affetti da Covid-19 anche nei primi anni di formazione in Scuola di specialità per vivere in prima persona questa tremenda esperienza”, racconta Narghes Calcagno, autrice del testo con altri sei specializzandi in formazione all’Istituto Auxologico.

cervelloSilani, ordinario di Neurologia della Statale di Milano e direttore dell’Unità operativa di neurologia dell’Istituto nel capoluogo lombardo, spiega di aver “chiesto agli specializzandi in Istituto di redigere la Letter per testimoniare il loro interessamento per questa nuova neurologia che forse ci accompagnerà negli anni, legata a pandemie con nuovi agenti virali ed interessamento su più organi, compreso il sistema nervoso”. “Suscita particolare rilevanza clinica – dice Calcagno – l’interpretazione delle manifestazioni neurologiche nel singolo paziente, legate in parte alla invasione attraverso le vie nasali, la co-espressione dell’ormai noto recettore ACE2, sia nel polmone che nel sistema nervoso, quale recettore per il Covid-19 e la condivisa catena infiammatoria che potrebbe perpetrare anche nel sistema nervoso i danni di rilievo polmonare”.

cervelloCiò che i neurologi sospettano è che il coronavirus, in alcuni casi complicati non esaurisca il suo danno nella malattia acuta, ma possa invece avere conseguenze sul sistema nervoso a distanza di tempo, come capita anche con altre tipologie di virus. “La patologia cerebrovascolare nel Covid-19 – aggiunge Vincenzo Silani – come la patologia del nervo periferico deve essere reinterpretata e vi è una reale possibilità che i pazienti affetti debbano essere seguiti nel tempo per escludere la possibilità di complicanze tardive, in particolare di malattie neurodegenerative. I pazienti riferiscono spesso mialgie e anche il muscolo scheletrico potrebbe rivelare qualche sorpresa nel corso del tempo. La maggiore soddisfazione personale rimane constatare l’impegno delle nuove generazioni di specializzandi in neurologia che hanno rapidamente captato l’interesse di questa nuova pagina della medicina e si sono apprestati ad affrontarla con giovanile determinazione”.

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