Anna Vagli, criminologa, è intervenuta ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.
La criminologa è tornata a parlare di violenza domestica: “Il confinamento ha costretto le donne che già erano vittime di violenza domestica a trascorrere 24 ore su 24 le proprie ore con il loro maltrattante. Per questo sono aumentati i maltrattamenti. In un primo momento causa lockdown abbiamo riscontrato una riduzione drastica delle denunce, mentre negli ultimi giorni le donne hanno ripreso a denunciare. E i dati sono allarmanti. Le denunce intervenute tra il 2 marzo e il 5 aprile sono di 2876 episodi di violenza domestica. E questo dato dimostra che si è riscontrato un incremento di oltre il 74 percento rispetto all’ultimo rilevamento utile, avvenuto lo stesso periodo di due anni fa. Di queste segnalazioni solo il 3 percento è avvenuto tramite il numero di telefono 1522, perché molto spesso è difficile anche solo fare una chiamata. In questo senso bisogna ricordare che esiste una applicazione della polizia di stato che può essere scaricata gratuitamente sugli smartphone. E bisogna ripetere che nelle ultime ore è stato raggiunto un accordo tra la federazione farmacisti e le pari opportunità in forza del quale è possibile per le donne rivolgersi al bancone di qualsiasi farmacia e utilizzare la parola in codice ‘mascherina 1522’, così il farmacista attuerà la misura prevista, il rilascio di un volantino in cui si spiega alle donne ogni modo in cui è possibile denunciare ed essere sostenute. Molti uomini denunciati nelle ultime settimane hanno addotto come scusa di aver usato violenza a causa dello stress da quarantena“.
In tempi di lockdown sono aumentati i casi di revenge porn: “C’è un nesso tra confinamento e revenge porn perché nella fase 1 siamo stati lontani anche dai partner. Quindi il revenge porn, che è la pubblicazione online di contenuti sessualmente espliciti, nasce nella fase di lockdown attraverso lo scambio di foto sessualmente esplicite attraverso l’utilizzo ad esempio di whatsapp. Se io ho una relazione iniziale con una persona e ci scambiamo materiale di matrice sessualmente esplicita è logico che non conoscendo del tutto l’altra persona possa incorrere nel rischio che questo materiale venga divulgato. Costretti a casa h24 si è cercato di ovviare con lo scambio di foto e di video che poi a volte sono stati diffusi. Ecco perché è cresciuto il fenomeno del revenge porn. Permesso negato, una onlus, ha denunciato la presenza su telegram di oltre una ventina di gruppi di revenge porn. Chi si accorge di essere vittima di revenge porn può intraprendere diverse strade. Ricordiamo che il revenge porn dallo scorso anno è un reato. Ci si può rivolgere al garante della privacy o alla polizia postale. Ma anche la onlus ‘Permesso negato’ si occupa della tutela dei soggetti danneggiati e li aiuta ad avere giustizia. A volte la difficoltà che si incontra nel denunciare certi episodi è legata al fatto di esserne vittime in modo inconsapevole. Non è facile sapere di essere vittima di certi episodi. Molto spesso, però, i predatori che si trovano in rete arrivano a contattare le vittime, che sono ignare di esserlo, per avere un incontro o proseguire lo scambio di materiale. Molte vittime solo così si rendono conto di aver subito revenge porn“.