L’uscita dalle misure di contenimento adottate dagli Stati europei per contenere la pandemia di Coronavirus sarà “una maratona, non uno sprint. Le aspettative delle persone vanno gestite: questa cosa non finirà presto e le persone si devono preparare“: lo ha affermato la direttrice dell’Ecdc (European Centre for Disease prevention and Control) Andrea Ammon, in audizione on line alla commissione Ambiente del Parlamento Europeo, a Bruxelles, presieduta dal verde olandese Bas Eickhout. Rispetto all’8 aprile, le misure di distanziamento sociale e le politiche dello “stare a casa” hanno “ridotto del 45% la trasmissione e l’incidenza del coronavirus nell’arco di 14 giorni, nell’Ue e nel Regno Unito“.
Nell’ultima valutazione del rischio dell’agenzia, il 23 aprile, il dato era del 18%. Ecco perché, “non dobbiamo abbassare la guardia“, ha ammonito Ammon.
Una “percentuale elevata” di “strutture per la lungodegenza e di case di riposo in tutta Europa è stata colpita in modo grave” dal Coronavirus e “la quantità dei decessi in queste strutture supera il 50% di tutte le morti avvenute” a causa della malattia provocata dal Sars-Cov-2 “in alcuni Paesi“.
L’uso di mascherine “è uno dei modi per limitare il contagio, ma non è l’unico vanno osservate altre misure a partire dal distanziamento“. “Non ci sono prove che dimostrano quanto portare una mascherina possa contribuire al contenimento del contagio, non si può pensare che le mascherine siano l’unico strumento, sono uno strumento complementare. Rispetto al contenimento del contagio serve osservare il distanziamento fisico, la disinfezione, lavarsi le mani, starnutire nella piega del gomito, non toccarsi viso, occhi, naso e bocca. Queste misure anche se con l’uso delle mascherine devono essere osservate. Le mascherine sono uno degli strumenti di controllo e prevenzione ma non possono essere l’unico strumento“.