E’ morto stamattina a Reggio Calabria l’ultimo paziente ricoverato nella terapia intensiva degli Ospedali Riuniti, che sono diventati un modello per come hanno fronteggiato la pandemia. L’uomo aveva 85 anni, era gravemente malato con un quadro clinico compromesso già prima del contagio da Coronavirus, che si è verificato tra fine Marzo e inizio Aprile, nel picco calabrese della pandemia.
La vittima, infatti, era ricoverata da ben 35 giorni: questo dato ci conferma perchè ancora oggi, nonostante una situazione epidemiologica assolutamente contenuta in tutt’Italia, il numero dei morti rimanga più elevato: oggi stanno morendo, purtroppo, le persone più fragili, deboli, anziane e dalla salute compromessa da altre patologia, che avevano contratto l’infezione oltre un mese fa. Ecco perchè, quindi, nonostante si tratti di un epilogo tristissimo della malattia, non è un dato preoccupante sotto il profilo epidemiologico: il trend della pandemia rimane assolutamente confortante e il dato da considerare è quello dei nuovi casi rispetto al numero di tamponi effettuati. E da ormai due settimane, le cifre dei nuovi casi sono eccezionalmente basse, arrivando ad appena l’1% dei positivi rispetto ai test.
In Calabria da ormai un mese il contagio è azzerato, con nuovi casi giornalieri nell’ordine delle poche unità a fronte di migliaia di persone sottoposte quotidianamente a tampone. Il numero dei morti in Calabria sale a 96, a fronte di 1.153 casi accertati su oltre 55 mila persone sottoposte a tampone. I guariti sono 676, gli attualmente ammalati 381 di cui appena 51 ricoverati in ospedale, e 1 solo, a Catanzaro, in terapia intensiva.
Con 96 morti su 2 milioni di abitanti, la Calabria è di gran lunga la Regione d’Italia con la più bassa mortalità da Covid-19.