Prima donazione di plasma iperimmune al Centro Trasfusionale di Lucca. Sarà utilizzato per la sperimentazione denominata ”Tsunami”, il protocollo autorizzato dall’Aifa e dall’Iss grazie al quale sarà possibile valutare l’efficacia del plasma da donatore immunizzato per la cura dei pazienti affetti da Covid-19. Lo rende noto la Asl Toscana Nord Ovest. Il primo lucchese a contribuire a questa ricerca si chiama Andrea Carmignani ed è un donatore abituale, oltre che volontario del 118.
Si è presentato all’ospedale San Luca di Lucca dopo che gli accertamenti avevano dato conferma della sua guarigione e dopo aver rispettato il periodo di quarantena previsto. E’ in ottima salute e, pur essendo un donatore abituale, non aveva mai donato plasma. Ha comunque aderito spontaneamente con entusiasmo e grande generosità a provare questa nuova esperienza.
Una volta seguita la prassi, che prevede di fare alcuni esami preliminari per conferma dell’idoneità a partecipare allo studio, Carmignani ha preso appuntamento e si è recato oggi al Centro Trasfusionale, accolto dal medico che segue i donatori inseriti nel protocollo, Annalisa Martinucci, e dal direttore della struttura Rosaria Bonini.
”Ci sono ormai evidenze in letteratura dell’efficacia dell’uso del plasma da convalescente – ha evidenziato la dottoressa Bonini – e per questo ci siamo impegnati ad aderire a questa sperimentazione. Il percorso non è stato semplice ma siamo soddisfatti di partecipare a questo studio di livello nazionale”.
In rappresentanza della direzione ospedaliera, Sergio Ardis e Moreno Marcucci hanno ringraziato Andrea in particolare, ma anche tutti i donatori che sono importantissimi nel sistema sanitario. ”Sono felice di poter dare il mio contributo a questo studio – ha detto Carmignani – ho sempre donato sangue ma è la prima volta che dono plasma: spero tanto che possa servire a guarire i pazienti affetti da Covid”.
Naturalmente è andato tutto bene ed il plasma è stato inviato a Pisa, all’Officina Trasfusionale, per la lavorazione successiva. Andrea Carmignani è stato il primo, ma non sarà l’ultimo: si è già prenotato un buon numero di persone (donatori e non), che hanno superato la malattia e vogliono contribuire, con il loro dono, alla guarigione di chi si trova ancora ricoverato per il coronavirus.