John Barry, professore presso la School of Public Health and Tropical Medicine della Tulane University, è l’autore di “La Grande Influenza: La Storia della Pandemia più Mortale della Storia”, un libro sulla terribile pandemia di Spagnola che colpì il mondo oltre un secolo fa. Come nel 1918, la cosa da tenere in mente adesso che il mondo affronta il nuovo coronavirus è la stessa: “Le bugie uccidono”.
In un’intervista alla CNN, Barry ha affermano che “ci sono diverse” lezioni che possiamo imparare dalla pandemia del 1918-1919 “e sono tutte importanti”. “La prima è che le autorità devono dire la verità, anche se è spiacevole, soprattutto se è spiacevole. Questo è importante per due motivi. Primo, riduce la paura. La gente ha sempre più paura di quello che non conosce. Quando le persone non credono di ricevere un messaggio diretto, si sentono insicure. Quando la paura diventa concreta, possiamo affrontarla. Possiamo affrontare la realtà. Secondo, se si vuole che le persone rispettino le raccomandazioni – e il rispetto è cruciale nel successo – devono crederti e fidarsi di te. Se dubitano, ti ignoreranno. A Singapore, il Primo Ministro ha detto la cruda verità all’inizio, mettendo fine agli accaparramenti e, ancora più importante, è uno dei motivi per i quali Singapore ha superato il virus”, ha detto Barry.
“Chiaramente la mancanza di trasparenza è costata delle vite in Cina e costerà molte altre vite nel mondo. Non sono esperto della Cina, ma la mia opinione è che sia stata la tipica risposta burocratica di subalterni che avevano paura di dare cattive notizie, quindi hanno cercato di nasconderlo. Dubito che sia stata una decisione della massima leadership, che credo abbia imparato dalla SARS. Se fossero stati sinceri e avessero risposto in maniera aggressiva, saremmo in una posizione decisamente migliore. Invece, la comunità scientifica cinese è stata aperta fin dall’inizio, pubblicando la sequenza genetica del virus appena l’hanno avuta. Questo è stato enormemente importante e ci ha dato un vantaggio su farmaci e un vaccino”, ha continuato l’esperto.
Nel 1918, “per mantenere il morale alto durante la guerra, il governo ha mentito. I leader della sanità pubblica nazionale dicevano cose del tipo: “Questa è l’ordinaria influenza sotto un altro nome”. Hanno cercato di minimizzarla. Di conseguenza, sono morte più persone di quanto avrebbero dovuto. Inoltre, poiché le persone hanno compreso molto velocemente che non era un’influenza ordinaria – si poteva morire in 24 ore, i sintomi potevano essere terrificanti come sanguinamenti da naso, bocca, occhi e orecchie – e poiché non potevano fidarsi di ciò che veniva loro detto, il vero terrore ha attanagliato alcune persone, al punto che la società stessa ha iniziato a logorarsi ed è diventato “ognuno per se stesso”. Questo è diverso dalla maggior parte dei disastri, quando le persone si uniscono per aiutarsi gli uni gli altri. In pochissimi posti, come San Francisco, i leader sono stati schietti sulla minaccia. Quelle città hanno funzionato molto meglio”, ha spiegato Barry.
Sulla possibilità di ondate successive di Covid-19, Barry fa il paragone con quanto successo nel 1918-1919: “Nel 1918, abbiamo avuto un’ondata primaverile generalmente lieve. New York, Chicago e Louisville, tra gli altri posti del mondo, hanno avuto epidemie pronunciate ma localizzate, ma Los Angeles non ha registrato un singolo decesso per l’influenza in primavera. Nonostante sia stata generalmente lieve, ci sono stati molti indizi del fatto che avrebbe potuto essere molto letale. In una piccola base militare, per esempio, ha ucciso il 5% dei soldati. Poi è arrivata la seconda ondata letale che ha colpito a settembre. Probabilmente due terzi dei decessi del mondo sono avvenuti tra la fine di settembre e la fine di dicembre. Poi c’è stata una terza ondata a marzo ed aprile 1919, letale sotto ogni punto di vista eccetto la seconda ondata.”
“Non c’è assolutamente alcuna indicazione – zero, nemmeno il più leggero indizio nel mondo – che il Covid-19 diventerà più virulento di adesso, quindi possiamo rilassarci su questo. Tuttavia, mi aspetto che vada e venga in diverse ondate e mi aspetto che diventi endemico, sarà qui per sempre. Ma questo non è necessariamente spaventoso. Adesso, nessun sistema immunitario lo aveva mai visto prima. Man mano che i nostri corpi prendono familiarità, c’è una buonissima possibilità che saremo in grado di affrontarlo molto meglio naturalmente, persino senza un vaccino o farmaci. Questa è una maratona. Non possiamo aspettare il virus. Ma dobbiamo anche andare avanti, mettere in atto qualsiasi cosa prima di riprendere l’economia o saremo in grandi guai”, ha aggiunto Barry.
Sulla Spagnola, Barry spiega che non è nata in Spagna, ma che le ragioni del suo nome dipendono da altro legato al Paese iberico. “Non siamo sicuri di dove abbia avuto inizio, le ipotesi principali sono Cina, Stati Uniti, Francia e Vietnam, ma potrebbe aver avuto inizio altrove e sicuramente non è iniziata in Spagna. Ha avuto questo nome perché la Spagna non era in guerra e la sua stampa scriveva liberamente di questo, soprattutto dopo che il re si era ammalato. Ma questo si è verificato durante la prima ondata in primavera, che è stata lieve, così lieve che alcuni articoli di riviste mediche suggerivano che non fosse influenza perché non morivano tante persone. Quindi non credo che fosse un tentativo consapevole di puntare il dito contro qualche forza esterna cattiva. Chiamare il Covid-19 “il virus cinese”, invece, sembra essere una strategia politica consapevole”, afferma l’esperto.
Per quanto riguarda la mortalità di Spagnola e Covid-19, Barry ha spiegato: “Il virus del 1918 era più mortale del Covid-19, ma nell’Occidente ha avuto un tasso di mortalità di circa il 2%. Nel resto del mondo, era molto peggio, non perché l’assistenza sanitaria occidentale fosse migliore ma perché nell’Occidente le persone erano state esposte ad altri virus influenzali, che hanno fornito una certa protezione naturale. In gran parte del mondo non sviluppato, la gente aveva visto pochi virus influenzali e a volte nessuno, quindi (l’incide di mortalità, ndr) era più alto lì”. “Il virus del 1918 ha ucciso i giovani, non gli anziani. Ben oltre il 90% della mortalità in eccesso è stata nelle persone sotto i 65 anni, circa due terzi delle vittime avevano 18-50 anni e l’età del picco era di 28 anni”.
“Fondamentalmente, nel 1918, sono appena sopravvissuti. La maggior parte delle città ha imposto il distanziamento sociale, ma troppo tardi: il virus si era già disseminato prima che fossero imposte le misure, quindi hanno avuto poco effetto. In poche eccezioni, come a Saint Louis, sono riusciti ad appiattire la curva. Il risultato è stato di 675.000 americani morti. Quel virus influenzale era più letale del Covid-19, ma il Covid-19 è probabilmente più contagioso, quindi anche con un minor tasso di fatalità, si può avere un enorme bilancio delle vittime, in caso di mancata azione. Alla fine, i sistemi immunitari delle persone si sono abituati al virus e sono stati in grado di affrontarlo in maniera più efficace. Inoltre, il virus stesso sembrò cambiare, mutando alla fine in un’influenza stagionale. Sono d’accordo con Anthony Fauci. Questo virus probabilmente sarà presente da ora in poi. Non andrà via. La mia speranza è che l’immunità naturale, insieme a farmaci e vaccini, diminuirà significativamente la minaccia del Covid-19”, ha dichiarato Barry alla CNN.
“Il più grande problema, oltre ai decessi, è il tempo. Ci sarà mai un ritorno alla normalità o ci sarà una nuova normalità? A meno che un vaccino sia molto efficace, non vedremo un ritorno alla vita di prima per un tempo molto lungo. Credo che investiremo nella preparazione dopo tutto questo, soprattutto nella ricerca scientifica e nella sorveglianza dei patogeni emergenti”, ha detto John Barry in un’intervista ad Inside Over.