Coronavirus e viaggi in aereo, come cambieranno i protocolli di sicurezza? “Gli impianti di aerazione non risolvono, necessaria la mascherina”

Coronavirus, esperto: se a bordo dell'aereo non sarà possibile distanziare i passeggeri allora "dovrà essere tassativo da parte di tutti l'utilizzo delle mascherine"
MeteoWeb

L’Agenzia europea per la sicurezza dei voli (Europen Aviation Safety Agency), e l’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control) “sono state incaricate” dalla Commissione Europea di redigere “i protocolli di sicurezza necessari” per il trasporto dei passeggeri in aereo, “tenendo conto di solide evidenze scientifiche. E’ un lavoro che è in corso“: lo ha spiegato il portavoce per la Salute e i Trasporti della Commissione Europea Stefan De Keersmaecker, durante il video briefing con la stampa a Bruxelles, in merito alla questione del distanziamento fisico sui velivoli.
Ieri la commissaria ai Trasporti Adina Valean aveva precisato che la Commissione non raccomanderà alle compagnie aeree di mantenere posti vuoti per garantire un minimo di distanziamento fisico (Contrariamente a quanto accade su autobus, metropolitane e nelle stesse hall degli aeroporti) limitandosi a raccomandare l’uso delle mascherine, anche perché sugli aerei il getto d’aria della ventilazione va “dall’alto verso il basso“.

Dal punto di vista sanitario, il distanziamento fisico è un elemento fondamentale per ridurre e abbattere il rischio di contagio” da Coronavirus: se a bordo degli aerei non sarà possibile distanziare i passeggeri oltre la ‘gittata droplet’, ossia 1 metro o 2, allora “dovrà essere tassativo da parte di tutti l’utilizzo delle mascherine chirurgiche“, perché “gli impianti di aerazione non risolvono“, ha spiegato all‘Adnkronos Salute Carlo Signorelli, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’università di Parma e all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, riferendosi alle linee guida della Commissione europea per la ripartenza del turismo e degli spostamenti. Signorelli è realista e consapevole che “tutta la fase 2 di questa emergenza vede i medici in seconda linea: dicono le cose, ma poi si scontrano con comprensibili necessità anche economiche“. Le considerazioni sanitarie vanno quindi mediate, però “dobbiamo anche garantire la sicurezza dei passeggeri“. “Oltre alla sicurezza, dobbiamo garantire la percezione di sicurezza, altrimenti rischiamo che le persone sugli aerei non ci salgano proprio“. “Nei viaggi aerei, è notorio, si sta stretti. Sia sul velivolo, sia prima di salire a bordo e una volta scesi, durante le operazioni di check-in, controlli sicurezza, imbarchi, sbarchi e ritiro bagagli. Credo che tutti i passaggi esterni potranno essere gestiti con distanziamenti programmati, pur rallentando un po’ le operazioni. Questo si potrà fare e si dovrà fare“, almeno “i primi tempi. Idealmente anche dentro l’aereo dobbiamo mantenere il distanziamento, ma se non è possibile, dovrà essere tassativo l’utilizzo da parte di tutti di mascherine che abbattono il rischio“. Un pericolo che “la questione dei flussi d’aria non risolve in tutte le occasioni. L’impianto di aerazione verticale non riduce a zero i rischi perché stando molto stretti, la tosse o uno starnuto possono comunque rappresentare un veicolo di contagio tra estranei: le goccioline“, in altre parole, “possono comunque infettare il vicino a 50 centimetri“.
Il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco ricorda all’Adnkronos Salute: “Abbiamo già indicazioni che si riferiscono all’influenza e ad altre infezioni respiratorie, e suggeriscono che il sistema di aerazione degli aerei, segmentato, a file distinte, evidenzia rischi limitati dal punto di vista della diffusione del contagio, anche se si tratta di un luogo chiuso in cui si trascorre un tempo prolungato. Tuttavia altre indicazioni ci dicono che un certo rischio c’è nelle due file davanti e nelle due dietro. Certo la situazione è diversa se ti metti i guanti e se ti metti la mascherina“.

Condividi