La Sicilia alla conquista dello spazio. Sulla rotta Catania-Palermo si scrive un pezzo importante dell’esplorazione spaziale non solo del Paese, ma europea, con gli occhi puntati da parte di tutti gli scienziati del mondo. Si chiama “Plato” la terza missione scientifica di classe media selezionata dall’Agenzia spaziale europea.
E’ un satellite munito di 26 piccoli telescopi dedicato alla ricerca di pianeti extrasolari intorno a stelle brillanti. La data di lancio è il 2026 e uno dei responsabili Isabella Pagano, dell’Osservatorio Astrofisico di Catania. Osserverà un gran numero di stelle e sarà cruciale per progredire nella fisica degli esopianeti, cioè pianeti attorno a stelle diverse dal Sole, e nella fisica stellare. C’è un coinvolgimento italiano, tra l’Agenzia spaziale italiana, Catania, Padova e Palermo, per la strumentazione e la selezione delle stelle dove si troveranno i pianeti.
Queste saranno scelte sotto la responsabilità di Giampaolo Piotto, dell’Università di Padova, e saranno divise in quattro tipologie di cui una sotto la responsabilità della ricercatrice di Palermo Loredana Prisinzano, che spiega: “Lavoro alla selezione delle stelle più piccole che osserverà Plato, stelle rosse, le più interessanti dal punto di vista della ricerca di un pianeta simile alla Terra. Così, stiamo lavorando attivamente per un telescopio in grado di scoprire nuovi pianeti extrasolari”.
Si vuole, insomma, aggiunge Prisinzano, “andare a cercare altri sistemi, molto simili al nostro. Perché lo scopo è sempre lo stesso: rispondere alla domanda se esista la vita oltre la Terra”. Il direttore dell’Osservatorio, Fabrizio Bocchino, aggiunge: “La scoperta degli esopianeti ha smontato l’idea che il nostro sistema solare sia il prototipo di tutti i sistemi stellari. Quando si scopriranno biomarcatori, indicatori dell’esistenza della vita, per l’uomo sarà la vera rivoluzione”.
Non solo. Nel 2028 è fissata la missione, selezionata dall’Agenzia spaziale europea e dedicata allo studio delle atmosfere dei pianeti in orbita attorno a stelle distanti. Ariel verrà lanciata nel 2028 e nell’arco di quattro anni osserverà oltre mille esopianeti. I dati raccolti permetteranno di rispondere a domande fondamentali sulla formazione ed evoluzione dei sistemi planetari e se possano esistere attorno ad altre stelle sistemi planetari simili al nostro.
“In questa missione – spiega Giuseppina Micela, ricercatrice dell’Osservatorio astronomico di Palermo che guida la squadra che ha la responsabilità del telescopio avanzato, dell’elettronica di bordo e anche un ruolo scientifico importante – mettiamo insieme la ricerca e l’aspetto industriale. La tecnologia che c’è nelle missioni spaziali è sempre alla frontiera, cioè non è mai tecnologia disponibile”.
In Italia siamo responsabili del telescopio, in particolare la parte più innovativa, lo specchio primario, ellissoidale, 110 centimetri per 70, interamente in alluminio: “Dovrà lavorare in condizioni spaziali che sono piuttosto dure, a temperature molto basse. I telescopi in alluminio si fanno sulla Terra, ma per lo Spazio i telescopi grandi non sono mai stati fatti in alluminio. Lo realizza una ditta in Lombardia coordinata da Palermo”.
Nel 2030 spiccherà il volo “Athena”, a cui contribuirà ancora la Sicilia. Acronimo di Advanced Telescope for High Energy Astrophysics, è la seconda missione di classe large dell’Esa e sarà il grande osservatorio di Astrofisica in raggi X della prossima generazione, con lancio previsto nel 2030, dando all’Europa la leadership nel settore.