Siamo ormai dentro il 6° mese da quando per la prima volta il nuovo coronavirus ha fatto ufficialmente la sua apparizione in Cina alla fine del 2019. In tutti questi mesi, gli esperti hanno studiato il nuovo virus e la malattia che provoca per trovare soluzioni utili a combatterla. Un tema è sempre stato tra i più dibattuti e continua ad esserlo ancora oggi, ossia gli asintomatici.
Già ad inizio marzo, dopo una missione di un team di 25 esperti internazionali in Cina, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) affermava in un rapporto: “La grande maggioranza delle persone infette prima o poi sviluppa sintomi. Casi di persone in cui il virus è stato rilevato e che non hanno sintomi in quel momento sono rari e la maggior parte si ammala nei giorni seguenti. Le persone contagiate generalmente sviluppano i sintomi in media 5-6 giorni dopo l’infezione (periodo di incubazione medio di 5-6 giorni, range di 1-14 giorni)”.
Ieri, 9 giugno, Maria Van Kerkhove, direttore del team tecnico dell’Oms per la risposta al coronavirus, dichiarava: “Dai dati che abbiamo, sembra ancora raro che una persona asintomatica in realtà contagi un altro individuo. Abbiamo diversi rapporti di Paesi che stanno monitorando contatti molto dettagliati. Seguono casi asintomatici, i contatti continuano e finora non si trova alcuna trasmissione secondaria. E’ molto raro, e in gran parte non è pubblicato nella bibliografia“. “Siamo costantemente alla ricerca di questi dati e stiamo cercando di ottenere maggiori informazioni dai Paesi per rispondere davvero a questa domanda“. Isoggetti asintomatici “di solito sono più giovani, senza malattie croniche, ma non voglio generalizzare perché non è ancora chiaro. Le due domande a cui dobbiamo rispondere sono: qual è la proporzione di asintomatici, perché non c’è una fotografia definitiva relativa a questo aspetto, c’è tanta ricerca ma non risultati chiari; e qual è la proporzione di asintomatici che trasmette il virus. Penso sia importante che le persone sappiano cosa facciamo qui all’Oms: la scienza è dinamica, cambia continuamente e noi proviamo lentamente a raccogliere evidenze”, ha aggiunto Van Kerkhove.
Il fatto che sia “estremamente raro” che un asintomatico possa contagiare altre persone “non è di per sé una novità. Il problema è che molti di quelli che consideriamo asintomatici in realtà sono paucisintomatici, gli asintomatici ‘veri’ non sono molti. Da uno a cento, diciamo che sul contagio i malati totalmente asintomatici pesano per 5 più o meno“: ha spiegato all’AGI Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms, secondo cui “il tema del contagio è legato ai volumi di carica virale. Gli asintomatici ne hanno pochissima, chi ha sintomi più e meno seri ha progressivamente più carica virale, quindi è più contagioso”.
Secondo gli esperti dell’Oms, dunque, gli asintomatici veri non sono molti ed inoltre, è raro che un asintomatico possa contagiare altre persone. Le ultime dichiarazioni dall’Oms, quindi, sono in linea con quanto sostenuto a inizio epidemia, quando affermava che prima o poi la grande maggioranza dei pazienti sviluppa sintomi.
Nei mesi a seguire, però, quello degli asintomatici è stato un tema che ha suscitato molta preoccupazione dal punto di vista della diffusione del contagio. C’è stato un momento in cui si credeva che gli asintomatici rappresentassero una grande fetta degli ammalati, in grado di contagiare inconsapevolmente chissà quante altre persone. Alla luce di questo, per non rendere vani gli sforzi di contenimento, veniva incoraggiato fortemente l’uso delle mascherine, anche all’aperto, dei guanti e di qualsiasi altro tipo di protezione perché si riteneva che il virus potesse circolare facilmente insieme alle persone asintomatiche. Conseguenza di tutto questo è stato il panico, la paura di riprendere la via di una normalità quanto più possibile vicina a quella che avevamo prima che la pandemia stravolgesse il mondo e le sue abitudini, temendo che le persone asintomatiche avrebbero potuto far ripartire l’epidemia.
Dopo mesi di chiusure forzate, di misure rigidissime, di massima attenzione verso gli asintomatici, l’Oms, in sostanza, torna alle conclusioni iniziali. Non c’è alcun dubbio che, trattandosi di un nuovo coronavirus, la comunità scientifica abbia avuto la necessità di studiarne e approfondirne tutte le caratteristiche per comprenderlo meglio e che “la scienza è dinamica, cambia continuamente”, ma non si può negare che nel corso dei mesi, l’aspetto degli asintomatici abbia svolto un ruolo importante nella pandemia, contribuendo ad un ingiustificato catastrofismo e a gran parte del panico tra la popolazione.