Coronavirus, tutti i DATI di oggi: in Italia altri 43 morti, 329 nuovi casi e record di tamponi, continua la ritirata del virus

Coronavirus, tutti i dati appena aggiornati dalla protezione civile con i dettagli sui numeri della pandemia alle ore 17 di oggi, Mercoledì 17 Giugno
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I dati sulla pandemia di Coronavirus in Italia forniti dalla protezione civile e appena aggiornati: nelle ultime 24 ore ci sono stati altri 43 morti, 929 guariti e 329 nuovi casi su 77.701 tamponi, il numero più alto di test giornalieri dall’inizio della pandemia. Appena lo 0,4% dei tamponi processati nelle ultime 24 ore è risultato positivo, a testimonianza di quanto il virus stia circolando sempre di meno nonostante tutte le riaperture concesse da ormai svariate settimane.

Dei 329 nuovi casi totali, 242 sono stati in Lombardia. “Dei 242 nuovi positivi di oggi, 58 sono riferiti a tamponi eseguiti a seguito di test sierologico. Nel complesso, 128 casi odierni risultano ‘debolmente positivi’ ovvero, come affermano gli esperti, con carica virale molto bassa. Si tratta quindi di persone, nella maggior parte dei casi, clinicamente guarite, ma in attesa di una negativizzazione completa. Da rilevare inoltre un ulteriore calo di 10 pazienti nelle terapie intensive e di 106 pazienti nei reparti di degenza” ha spiegato oggi Giulio Gallera, assessore della Regione Lombardia.

Il bilancio dell’Italia aggiornato ad oggi:

  • 237.828 casi totali
  • 34.448 morti
  • 179.455 guariti

Continuano a diminuire sensibilmente anche i dati delle persone attualmente ammalate e dei ricoverati. Le persone attualmente positive al Coronavirus sono 23.925. Questi pazienti sono così suddivisi:

  • 3.113 ricoverate in ospedale (13,0%)
  • 163 ricoverate in terapia intensiva (0,7%)
  • 20.649 in isolamento domiciliare (86,3%)

Anche oggi è diminuito il numero delle persone ricoverate: nei reparti di terapia intensiva abbiamo 14 pazienti in meno rispetto a ieri, e negli altri reparti 188 in meno, per un totale di 202 ricoveri in meno. Eloquente il grafico con l’andamento del dato dei nuovi contagi giornalieri in Italia dal 26 Febbraio:

La tabella con tutti i dati Regione per Regione:

Coronavirus, i primi dati sull’immunità nel mondo: ovunque inferiore al 10%

Nonostante l’alto numero di casi, di fatto poche persone hanno sviluppato immunita’ al virus SarsCov2. La positivita’ oscilla tra lo 0.13% di Rio Grand do Sul in Brasile, l’1.2% di Edimburgo, l’1,7% della Danimarca e il 3% di Parigi, 3.3% di Kobe, 9.6% a Whuan. Lo segnala lo studio condotto dall universita’ di Modena-Reggio Emilia e Glasgow, che hanno passato in rassegna 66 ricerche sul tema. Nell’indagine, pubblicata sulla rivista Reproductive biomedicine online, i ricercatori guidati da Antonio La Marca hanno visto che gli anticorpi al virus non sono numerosi neanche nelle popolazioni ad alto rischio, come gli operatori sanitari. In questo caso gli anticorpi sono risultati presenti nel 5.9% nello Utah, nel 5.4% a Lione, 1.6% in Germania e 2.6 % a Barcellona, mentre in Italia i dati pubblicati su Padova e Bari sono del 5.25% e 1.5% rispettivamente. “La sieropositivita’ e’ ancora bassa nella maggior parte delle nazioni”, commenta La Marca. Gli studi piu’ recenti e meglio condotti, continua, “ci dicono che la comparsa degli anticorpi puo’ avvenire anche dopo piu’ di due settimane. La percentuale di persone con anticorpi circolanti e’ vicina allo 0% nei primi 3 giorni di malattia, del 30% tra la 3 e 7 giornata, del 47.8% nella seconda settimana e del 93.8% dopo le prime due settimane”. Gli anticorpi quindi non permettono di identificare in modo preciso i pazienti affetti nei primi giorni di malattia, e non possono essere usati nel triage dei malati acuti. Uniti ai tamponi invece possono aiutare a identificare le persone risultate negative al tampone. La misurazione degli anticorpi resta, prosegue, “un ottimo strumento per tracciare la diffusione della malattia nella popolazione e l’efficacia della sieroconversione nei futuri test vaccinali”. Lo studio dimostra anche che la resa dei test anticorpali e’ strettamente legata al metodo di laboratorio usato. Quelli automatizzati piu’ recenti sono piu’ efficaci dei primi kit prodotti all’inizio della pandemia, mentre “i test rapidi, le cosiddette ‘saponette’ – conclude – hanno una performance mediamente cosi’ bassa da sconsigliarne l’uso”.

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