Mentre la pandemia di coronavirus continua a diffondersi nel mondo, si discute della possibilità che coloro che hanno contratto il virus ma sono asintomatici siano in grado di contagiare gli altri. Uno studio degli esperti della Guangdong Academy of Medical Sciences in Cina, pubblicato sulla rivista Respiratory Medicine, ha avuto proprio l’obiettivo di studiare la contagiosità dei pazienti asintomatici, studiando il caso di un asintomatico e le caratteristiche cliniche di 455 contatti.
“455 contatti esposti al paziente COVID-19 asintomatico sono diventati i soggetti della nostra ricerca. Sono stati divisi in 3 gruppi: 35 pazienti, 196 membri familiari e 224 membri del personale ospedaliero. Il tempo di contatto medio per i pazienti è stato di 4 giorni e quello per i membri familiari di 5 giorni. A parte il personale ospedaliero, sia i pazienti che i membri familiari sono stati messi in isolamento dal punto di vista medico. I contati sono stati definiti come persone nello stesso reparto con il caso asintomatico”, scrivono gli autori nel loro studio, specificando che “l’unità di osservazione del pronto soccorso copre 60m² dove ci sono 14 letti di pazienti posti ad almeno 1,2 metri di distanza”.
“Tutti i 35 pazienti indossavano le mascherine, eccetto che per mangiare o bere ed erano stati ricoverati nel dipartimento di malattie infettive per l’isolamento. La situazione delle mascherine nei 196 membri familiari era la stessa dei pazienti”, si legge nello studio. Dei 224 membri del personale sanitario, “la maggior parte erano operatori d’emergenza quindi hanno avuto una lunga esposizione al caso confermato. Al contrario, alcuni dottori in altri dipartimenti hanno avuto una breve permanenza, circa 1-2 ore. Da notare che tutto il personale al lavoro nel pronto soccorso deve indossare dispositivi di protezione medica, soprattutto utilizzare una maschera N95, indossare un abito di isolamento e occhiali. Tutti i casi sono risultati negativi al test per SARS-CoV-2. Questo ha illustrato che non ci sono stati casi di infezione in uno spazio relativamente denso”, ha concluso lo studio.
“Come ben noto, la trasmissione da persona a persona attraverso le goccioline respiratorie è la principale via di trasmissione del COVID-19. Alla luce delle zero infezioni per questo caso, ci azzardiamo a ipotizzare che la carica virale dei campioni del tratto respiratorio del paziente asintomatico potrebbe non essere alta. Inoltre, l’opportunità di trasmissione è minore rispetto ai pazienti sintomatici a causa dell’assenza del modo di espellere i patogeni attraverso la tosse e gli starnuti. Concludiamo che la contagiosità di alcuni pazienti asintomatici potrebbe essere debole. Questo risultato implica che non c’è bisogno di preoccuparsi eccessivamente per i pazienti asintomatici o lievi durante la pandemia in atto. Inoltre, l’eccessivo rilevamento dell’acido nucleico del virus non è necessario, il che potrebbe alleviare la pressione sulle risorse della sanità pubblica. Efficaci misure di prevenzione e controllo sono utili a prevenire la diffusione del COVID-19 da pazienti asintomatici”, conclude lo studio. Gli autori sottolineano, però, che sono necessari studi multicentrici su larga scala per verificare le loro conclusioni, evidenziando tra le limitazioni della loro ricerca la presenza di un solo un caso e la mancanza di informazioni dettagliate sui membri familiari in quarantena.