Nella corsa a trovare farmaci che possano frenare il coronavirus e curare i pazienti, la comunità scientifica sta perlustrando il formulario di farmaci e composti chimici disponibili nella speranza di trovare qualcosa da applicare subito. Decine di farmaci sono, così, arrivati ai trial clinici in tempi record. Alcuni dei farmaci testati puntano a proteggere i polmoni sotto assalto del coronavirus, alcuni alterano l’ingresso del virus nelle cellule o ne impediscono la replicazione una volta all’interno.
In un caso grave di Covid-19, il coronavirus raggiunge i polmoni e causa la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). I ricercatori negli Stati Uniti e in Israele stanno testando l’Aviptadil, un componente del farmaco Procivni, utilizzato per la disfunzione erettile. Aviptadil è una forma sintetica del polipeptide intestinale vasoattivo (VIP), altamente concentrato nei polmoni. Li protegge dalle lesioni e impedisce l’infiammazione e negli animali da laboratorio ha dimostrato di riparare le perdite tra gli alveoli polmonari e i piccoli vasi sanguigni dove l’ossigeno viene trasferito nel sangue.
“I pazienti collegati al respiratore nel quadro del Covid-19 non hanno che il 50% di possibilità di sopravvivenza”, spiega Jonathan Javitt, responsabile di NeuroRx, società americana incaricata dei test su oltre 140 pazienti, spesso in terapia intensiva, in una ventina di ospedali degli USA e di Israele. “A inizio febbraio, immergendomi nelle ricerche cinesi, ho capito che le vittime morivano soprattutto a causa di una sindrome da distress respiratorio acuto, contro la quale il nostro Aviptadil aveva dato risultati incoraggianti più di 20 anni fa”, afferma il direttore scientifico della società, Yves Sagot. La società farmaceutica Therametrics aveva fatto validare l’utilizzo sperimentale de suo vasocostrittore per trattare alcune malattie polmonari rare, come la sarcoidosi o la fibrosi.
I test diranno se l’Aviptadil impedisce “la distruzione delle cellule alveolari nei polmoni provocata dal virus”, spiega la società. Le vittime della pandemia spesso muoiono a causa di un’infiammazione dei polmoni che riempie i loro alveoli polmonari di liquido, che li rende impermeabili all’ossigeno. Nonostante la respirazione artificiale, il paziente muore, come privato dell’aria. Questo shock è provocato dal sistema immunitario che, sotto l’azione del virus, secerne molte citochine, molecole infiammatorie il cui effetto è neutralizzato dall’Aviptadil. Secondo la società, una formulazione da inalare “permette un utilizzo a casa da parte di pazienti che respirano ancora soli”, evitando così il passaggio del respiratore. Se i test saranno convincenti, l’autorizzazione di commercializzazione potrebbe arrivare “forse entro la fine dell’anno”.
Nei test, i pazienti che sono ricoverati e intubati per ARDS dovuta all’infezione Covid-19 saranno assegnati in maniera casuale alla somministrazione di Aviptadil per infusione intravenosa in aggiunta alla terapia intensiva massimale rispetto alla sola terapia intensiva massimale. I principali obiettivi dello studio saranno il miglioramento dell’ossigenazione del sangue e della mortalità.