Francesco Gabbani è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.
Sul lockdown – “Come ne siamo usciti? Non mi piace generalizzare, ma ho un approccio positivo. Credo che questo periodo, con grande rispetto per le persone che hanno veramente sofferto e per quelle che se ne sono andate, può avere una chiave di lettura positiva. In noi c’è una riscoperta di quelli che sono dei valori che stanno alla base delle nostre esistenze. Il concetto della condivisione, della vicinanza. Nel periodo storico che viviamo noi è tutto votato all’individualismo, a vincere a tutti i costi sugli altri. Questo è un tema che io ho a cuore, però questo paradossalmente ci porterà a stare meglio, a riprendere dei valori importanti, che si erano un po’ smarriti. Come sta reagendo il mondo dello spettacolo? Siamo a un punto secondo me difficile, perché ovviamente si cercherà di fare quello che si può fare. La vedo un po’ critica, finché non ci sarà uno sblocco totale del concetto di aggregazione la vero un po’ critica. Mi fa un po’ soffrire vedere che comunque in Italia si continua a concepire la musica, lo spettacolo, queste forme di espressione artistica, come una cosa di secondo piano. Siamo d’accordo che non è una necessità primaria legata a un principio di sopravvivenza, ma mi pare che la nostra categoria sia un po’ bistrattata“.
Gabbani, poi, ha raccontato alcune cose di sé: “Il mio rapporto con la notte? Va a periodi. In quarantena mi svegliavo presto, quindi andavo a dormire presto. Ma in genere sono nottambulo, mi piace scrivere e lavorare di notte. C’è un’energia diversa, ‘Viceversa’, ad esempio, è una canzone nata di notte. Che tipo ero da bambino? Bisognerebbe chiederlo ai miei genitori. Da quello che mi dicono, ero una via di mezzo tra il timidone e il re della festa. Sono sempre stato tendente a voler essere il protagonista, a voler stare sul palco. Ma non perché mi atteggiavo, probabilmente avevo una predisposizione tale che gli insegnanti mi sceglievano. Sono sempre stato un tipo artistico, ma paradossalmente allo stesso tempo sono sempre stato molto timido. Ed è così ancora oggi. Quando sono sul palco sono nel mio ambiente, credo di trasmettere tranquillità e sicurezza, ma in realtà ho una grande timidezza. Sono molto sensibile a livello emozionale, mi metto per natura al centro dell’attenzione, ma quando poi sei al centro dell’attenzione ti esponi anche alle critiche della gente. Se ho mai studiato danza? Il mio modo di muovermi è assolutamente spontaneo, lo faccio in modo ingenuo, non consapevole, se fosse una cosa consapevole non ballerei. Non ho mai studiato ballo, se riesco a muovermi a tempo è perché essendo musicista, in particolar modo un batterista, avverto il ritmo. Ma è una cosa molto inconsapevole. Vado sull’onda del gioco“.
Sul suo essere sex symbol – “Non voglio passare per quello che si esprime con falsa modestia, né voglio essere ipocrita. E’ un aspetto che mi fa piacere ma mi arriva in modo indiretto, più riportato dagli altri. Non vivo le mie giornate con la consapevolezza di essere potenzialmente un sex symbol, mi pare una cosa incredibile. Io non ne sono consapevole e soprattutto non ne traggo beneficio. Fan che esagerassero nelle richieste? Ovviamente ci sono all’interno della schiera dei fan quelli più estremi che spesso si concedono delle ‘estremità’, ma comunque sempre cose abbastanza contenute“.
Gabbani, poi, ha parlato del suo ultimo singolo, “Il sudore ci appiccica”: “Sono contento, è un brano che non ho scritto in questo periodo, ma nel 2019. E’ all’interno dell’album ‘viceversa’, non è stata una operazione fatta a tavolino in questo momento, è un brano che ha due livelli di lettura, un po’ come tutte le mie canzoni, ha una sorta di profonda leggerezza, da una parte ha un appeal comunicativo di positività, solarità, speranza di tornare il prima possibile in una condizione di normalità, dove il sudore ha un collante anche positivo, pensiamo a quando facciamo l’amore o balliamo, ma il sudore inteso come fatica è anche un’altra caratteristica che unisce l’uomo“.