Coronavirus, “attualmente positivo lo 0,04% degli italiani, letalità al 13,9%”: i dati sull’epidemia in Italia

Il Coronavirus batte in ritirata ma il tasso di letalità è molto alto nel Paese: i dati dell'ultimo 'instant report' settimanale dell'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari
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Le persone attualmente positive al Covid-19 in Italia sono lo 0,04% della popolazione, mentre dall’inizio dell’epidemia si e’ ammalato lo 0,39% degli italiani, oltre 237mila persone. I numeri sono contenuti nell’ultimo ‘instant report’ settimanale dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) dell’Universita’ Cattolica pubblicato oggi. “Per quanto riguarda la letalita‘ a livello nazionale raggiunge il 13.9% scrivono gli esperti dell’Altems -. E’ confermato l’aumento significativo della letalita’ a partire dai 70 anni. Il picco viene raggiunto nella fascia 80-89 (32.7%). Il confronto quindicinale dei valori permette, inoltre, di far emergere ancora un lieve aumento della letalita’ a partire dagli 80 anni. Rispetto all’ultimo aggiornamento, la letalita’ per eta’ e’ costante tranne per la classe di eta’ sopra i 90 (lieve aumento da 29.95% a 30.6%)”.

Le Regioni, si legge nel report, continuano a differenziarsi in termini di strategia di ricerca del virus attraverso i tamponi, anche se il trend nazionale, in diminuzione nelle scorse settimane, e’ tornato a risalire: rispetto alla settimana scorsa, in Italia il tasso per 100.000 abitanti e’ passato da 5,90 a 6,25. Il tasso settimanale piu’ basso si registra in Sicilia (e’ di 2,79 tamponi per mille abitanti nell’ultima settimana); il tasso piu’ alto si registra in Veneto (13,06 per mille abitanti), mentre il Lazio si ferma a 3,87, sotto la media nazionale. Osservando il dato dall’inizio dell’epidemia a livello nazionale il 4,79% ha ricevuto il tampone. Il valore massimo nella Valle d’Aosta con il 10,27%, il minimo in Campania (2,12%). Il documento contiene anche un focus sull’assistenza fornita ai pazienti con malattie rare durante la pandemia. In Italia il 37% dei pazienti riporta una sospensione delle terapie, mentre il 46% riporta problemi nell’accesso ai servizi ambulatoriali, causa loro chiusura almeno per i casi non urgenti.

Ancora poche fatta eccezione per Lombardia, Emilia Romagna e Lazio e Veneto con i test rapidi – le regioni che si sono mosse sui test sierologici, o comunque i dati sono ancora incerti o limitati. Per molte altre regioni i dati pubblicati sono o poco dettagliati o non aggiornati rendendo complesso ogni tentativo di analisi e di loro utilizzo a fini diagnostici o di ricerca. Tre regioni, Calabria, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna, non hanno sdoganato i test sierologici richiamando la circolare del ministero della Salute del 9 maggio quale supporto alla decisione presa“, evidenzia il report. “I test sierologici stanno acquistando spazio nel dibattito e nelle aspettative della cittadinanza sia a causa dell’indagine di sieroprevalenza in corso promossa da ministero della Salute, Istat e Croce Rossa Italiana su un campione di 150mila cittadini, sia per le differenti iniziative regionali che sono fiorite – ricorda il report – Alcune di queste iniziative sono state incluse da alcune regioni in un approccio di sanità pubblica, ma nella maggior parte dei casi è finora mancata una chiara strategia sulla gestione dei risultati dei test”. “La Regione che ha subito la maggior circolazione del virus, la Lombardia, aveva effettuato al 6 giugno 173.659 test sierologici, di cui 78.838 cittadini (casi sospetti segnalati da medici di medicina generale per sintomatologia influenzale gestita a casa e relativi contatti) e 94.821 operatori sanitari; di questi sono risultati positivi alle IgG (gli anticorpi che indicano che c’è stata una infezione, o anticorpi di memoria, suggerendo che il paziente è potenzialmente immunizzato) 24.218 cittadini e 12.069 operatori (rispettivamente, pari al 30,8% e al 12,7%) – analizza il rapporto – La platea dei destinatari dal 21 maggio è stata ampliata a tutto il personale dei servizi essenziali (prefettura, forze dell’ordine, vigili del fuoco, dipendenti dei tribunali e dell’ispettorato del lavoro, Inail, Inps) e sono in corso iniziative parallele a quelle del SSR promosse da alcuni comuni (50.000 test promossi dal Comune di Bergamo per i propri cittadini tra i 18 e i 64 anni)”.

croce rossa test sierologiciLa regione Emilia-Romagnaha programmato l’effettuazione di 250 mila test e, alla data dell’11 maggio (ultimo dato reso pubblico sul sito della Regione), aveva effettuato 87.216 test rapidi di cui 52.249 sul personale sociosanitario (5,5% è risultato positivo alle Igg, il 3,2% alle Igm e il 2,2% ad entrambi gli anticorpi) e 34.967 sulle forze dell’ordine e altre categorie a rischio (4,7% è risultato positivo alle Igg, 2,6% alle Igm e 1,8% ad entrambi gli anticorpi). Sono inoltre in corso circa 100.000 test Clia/Elisa volontari sulla popolazione che ha avuto la maggior probabilità di contatto con casi Covid-19 nelle province di Piacenza e Rimini nonché nella città di Medicina (in corso, no risultati)”, prosegue il report. “Il Lazio ha effettuato al 15 giugno 108.404 test sierologici, in media nel 2.4% dei casi sono state riscontrate IgG (2% tra gli operatori sanitari, 4% nella coorte dei cittadini che hanno fatto il test a pagamento), ed è stato annunciato un programma di screening su 100 mila soggetti appartenenti al corpo docente e al personale Atra per la riapertura in sicurezza delle scuole – conclude il report Altems – Il Veneto ha effettuato al 15 giugno circa 750mila test sierologici rapidi (test immunocromatografico su sangue venoso capillare) su operatori sanitari e personale dei servizi essenziali di cui, tuttavia non è stato possibile trovare i risultati nella documentazione pubblicata sul sito istituzionale”.

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