Prosegue il trend positivo dell’andamento della curva dei contagi da coronavirus. Nessuna Regione, infatti, ha fatto registrare un Rt (tasso di contagiosità) maggiore di 1. Questo il risultato del monitoraggio del ministero della Salute-Iss sugli indicatori per la cosiddetta Fase 2 relativi alla settimana tra il 25 e il 31 maggio. Secondo il report i focolai sarebbero diffusi in quasi tutt’Italia, ma l’infezione è sotto controllo.
Al momento, dunque, in Italia non vengono riportate situazioni critiche relative all’epidemia di Covid-19. Il rapporto sottolinea che, per i tempi tra esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione 2-3 settimane prima, ovvero durante la prima fase di riapertura (tra il 4 e il 18 maggio). Permangono segnali di trasmissione con focolai nuovi segnalati che descrivono una situazione epidemiologicamente fluida in molte Regioni italiane. Questo richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico.
La carica virale del coronavirus oggi è cento volte più debole rispetto all’inizio del mese di marzo. Lo ha dichiarato in un’intervista al quotidiano spagnolo “El Mundo” il professor Massimo Clementi, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano. “Colleghi di tutto il mondo, compresa la Spagna, ci dicono che stanno osservando esattamente la stessa tendenza” afferma il virologo, che ha dichiarato di voler continuare gli studi in corso con nuovi pazienti e di espanderlo negli Stati Uniti con la collaborazione del collega Guido Silvestri, professore di patologia generale alla Emory University di Atlanta e che dirige un laboratorio di ricerca di studio dell’infezione da Hiv.
Il risultato della ricerca coordinata da Clementi sarà pubblicato a breve sulla rivista “Clinical Chemistry and Laboratory Medicine”. Da diverse settimane, spiega Clementi, “il quadro clinico sta cambiando e, in particolare, i casi gravi che abbiamo visto cosi’ tanto all’inizio di questa pandemia stanno diminuendo. Non accogliamo più pazienti che devono entrare immediatamente trasferiti in terapia intensiva e sottoposti a respirazione assistita“. Questo calo dei ricoveri in terapia intensiva, ha spinto i medici del laboratorio di Clementi a chiedersi se ci fossero stati dei cambiamenti a livello virologico.