“COVID-19 aggravato da coagulopatia e trombosi”: i risultati delle autopsie in una serie di casi in Lombardia

Autopsie su casi al Nord Italia: “I nostri dati supportano l’ipotesi proposta negli studi clinici che il COVID-19 sia aggravato da coagulopatia e trombosi"
MeteoWeb

L’Italia è stato il primo Paese in Europa a documentare un grande numero di casi di COVID-19 e la Lombardia, in particolare, è stata duramente colpita. L’Ospedale Luigi Sacco di Milano e il Papa Giovanni XXIII di Bergamo sono stati i primi ospedali in Lombardia ad affrontare la crisi epidemica. All’estremità lieve dello spettro clinico, il COVID-19 può essere asintomatico o manifestarsi come una lieve malattia respiratoria con febbre e tosse, mentre i casi gravi possono risultare in polmonite, portando alla sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) in circa il 15% dei pazienti ricoverati”. È quanto riporta uno studio, a cura di esperti dei due ospedali lombardi e pubblicato pochi giorni fa sulla rivista The Lancet, in cui vengono esaminati i referti polmonari autoptici in una serie di casi di COVID-19 al Nord Italia.

Gli autori si sono concentrati sulla “dettagliata analisi delle caratteristiche istologiche” nei pazienti per “chiarire eventuali lesioni distintive associate al COVID-19. Da quanto ci risulta, questi dati rappresentano le prime informazioni provvisorie rilevanti riguardo ai danni tissutali specificatamente indotti da SARS-CoV-2. Sebbene le nostre osservazioni siano provvisorie, sono state ottenute in un’ampia coorte di pazienti e hanno svelato che i danni polmonari istopatologici erano caratterizzati dalle caratteristiche di diffusi danni alveolari, così come diffuso coinvolgimento vascolare trombotico. Quest’ultimo risultato potrebbe essere rilevante nella gestione e nel trattamento mirato dei pazienti infetti da SARS-CoV-2, con il potenziale di modificare i risultati”, specificano gli autori dello studio.

Da quanto ci risulta, riportiamo la più grande serie di autopsie per COVID-19 che si concentra sulle lesioni polmonari. In tutti i campioni, è stato riscontrato un diffuso pattern di fasi essudative e di proliferazione precoce di diffusi danni alveolari, mentre la fase fibrotica è stata raramente osservata. I risultati istopatologici distintivi erano pneumociti atipici e diffusa trombosi dei piccoli vasi periferici. Nel nostro studio, sono stati osservati trombi di fibrina nei piccoli vasi arteriosi (<1 mm di diametro) nell’87% dei casi, circa la metà dei quali aveva il coinvolgimento di oltre il 25% del tessuto polmonare, così come alti livelli di D-dimero nel sangue. Questi risultati potrebbero spiegare la grave ipossiemia (deficiente ossigenazione del sangue, ndr) che caratterizza l’ARDS nei pazienti con COVID-19. Microtrombi vascolari sono spesso identificati nelle aree di diffuso danno alveolare e sono associati ad un diffuso danno endoteliale. Queste caratteristiche erano frequenti nella nostra serie, diffuse nei campioni polmonari dei pazienti esaminati e la componente vascolare distintiva predominante”, si legge nello studio.

coronavirus 01“I nostri dati supportano l’ipotesi proposta negli studi clinici che il COVID-19 sia aggravato da coagulopatia e trombosi. Inoltre, valori di D-dimero maggiori di 1 ?g/mL sono stati associati a esiti fatali nei pazienti con COVID-19 . Per questi motivi, è stato suggerito l’utilizzo di anticoagulanti potenzialmente benefici nei pazienti con grave COVID-19, grazie anche alle loro proprietà antinfiammatorie, sebbene la loro efficacia e la loro sicurezza siano attentamente monitorate”, riportano gli autori. I risultati ottenuti potrebbero suggerire che “il virus rimane nel tessuto polmonare per molti giorni, anche se in piccole quantità, e potrebbe innescare il meccanismo che porta al danno polmonare e lo fa progredire”, concludono gli autori dello studio.

Il Coronavirus e l’eparina, intervista al prof. Alessandro Mascitelli: “così ho scoperto che non è la polmonite a uccidere”

Condividi