ENEA in campo su cianobatteri, le cosiddette alghe verdi-azzurre, e microplastiche, due emergenze che affliggono i laghi italiani e non solo, con effetti su salute dell’uomo, ecosistemi, qualità delle acque potabili e attività economiche. Le attività rientrano nei progetti BlooWater e Blue Lakes, il primo coordinato da ENEA e il secondo da Legambiente.
Il progetto BlooWater[1] sui cianobatteri punta a sviluppare soluzioni tecnologiche innovative e nuovi approcci metodologici per il monitoraggio e il trattamento delle acque dei laghi Albano (Roma) e Castreccioni (Macerata) in Italia e Erken (a Nord di Stoccolma) e Mälaren (il terzo per superficie del paese) in Svezia. Oltre all’ENEA, partecipano le Università Politecnica delle Marche e di Uppsala (Svezia) e il Norwegian Institute for Water Research (NIVA).
Nell’ambito del progetto ed entro il 2022 i ricercatori del laboratorio Biodiversità e Servizi ecosistemici dell’ENEA, in collaborazione con gli altri partner, svilupperanno: sistemi di monitoraggio delle fioriture algali attraverso l’integrazione di immagini da satelliti e da droni con analisi di campioni di acqua; modelli previsionali e sistemi di early-warning e di supporto alle decisioni, metodi innovativi per il trattamento delle acque dolci per uso potabile.
I cianobatteri sono responsabili di fioriture algali che possono rilasciare nelle acque sostanze tossiche, le cianotossine, contaminando le acque utilizzate per uso potabile. Ad esempio, nel 2014 gli abitanti di Toledo, nell’Ohio, sono rimasti per tre giorni senza acqua a causa di una eccezionale fioritura algale di cianobatteri e in Italia 12 regioni su 20 sono colpite da questo fenomeno. Periodiche fioriture del cianobatterio sono rilevate anche nei laghi laziali di Vico, Albano e Nemi[2]. Le fioriture algali tossiche da cianobatteri sono segnalate da decenni in tutto il mondo, ma negli ultimi anni sembrano essere aumentate in diversi ambienti a tutte le latitudini. Alcuni autori legano esplicitamente l’aumento della presenza dei cianobatteri al riscaldamento globale che agirebbe come catalizzatore.
“Cambiamenti climatici e inquinamento sono tra le principali cause delle fioriture algali tossiche che compaiono ciclicamente nei laghi e nei mari dei Paesi industrializzati e in via di sviluppo e, più in generale, nelle aree densamente popolate dove maggiori sono gli effetti delle attività antropiche”, sottolinea Maria Sighicelli, del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali ENEA. “I potenziali rischi per la salute pubblica sono legati all’uso di acque potabili e prodotti ittici provenienti dai laghi contaminati, all’utilizzo dell’acqua per fini igienici e sanitari ma anche quelli legati alle attività ricreazionali”, prosegue.
Lotta alle microplastiche – progetto Blue Lakes
Il progetto LIFE Blue Lakes si propone di ridurre e prevenire la presenza di microplastiche nei laghi italiani e tedeschi, sviluppare protocolli condivisi di campionamento e metodi di analisi e azioni di promozione e diffusione di buone pratiche da estendere a istituzioni, enti e autorità locali, aziende e cittadini. Il progetto è condotto da Legambiente, cofinanziato da PlasticsEurope e vede la partecipazione di ENEA, Arpa Umbria, Autorità di Bacino dell’Italia Centrale, Global Nature Fund, Lake Constance Foundation e Università Politecnica delle Marche.
Nello specifico verranno sviluppati protocolli tecnici e una serie di azioni ad hoc tra cui: la Carta del Lago con indicazioni per la riduzione dell’impatto ambientale, iniziative di sensibilizzazione, campagne di advocacy per aziende e tavoli istituzionali.
Secondo dati ENEA e Goletta dei Laghi, le microplastiche cioè le particelle di plastica inferiori a 5 millimetri, minacciano sempre di più anche i laghi italiani, con trend in aumento nel triennio 2017-2019: nel Lago di Garda la concentrazione media di microparticelle di plastica per km2 è passata dalle circa 10mila del 2017 alle oltre 130mila del 2019; nel Trasimeno da 8mila a 25mila, mentre nel Lago di Bracciano dalle 117mila a oltre 390mila. In tutti i laghi, la forma predominante nei tre anni è quella dei frammenti derivanti dalla disgregazione dei rifiuti plastici abbandonati. Seguono i film (solitamente da packaging) nei due laghi dell’Italia centrale, mentre i filamenti (associati al lavaggio degli indumenti) e le palline di polistirolo (relative, spesso, alla disgregazione di cassette e imballaggi) nel Lago di Garda. La tipologia di polimero maggiormente presente è il polietilene, tra i polimeri sintetici più diffusi.
“L’analisi dei dati e dei metodi di campionamento evidenzia la necessità di incrementare e migliorare i protocolli finora sviluppati per renderli funzionali alle caratteristiche morfologiche di ciascun lago e alle dimensioni del corpo idrico per una maggiore copertura spaziale in funzione di input terrestri e venti stagionali ma ancora più in generale di uno standard da proporre alle istituzioni preposte alla salvaguardia ambientale, ed il progetto è l’occasione per poter testare i protocolli sviluppati da ENEA in questi anni”, conclude Sighicelli.