Coronavirus, il governo vuole tenere il segreto sui verbali del Cts: “Danno concreto alla sicurezza”. Avvocati: “Gli italiani hanno diritto di sapere”

L'appello contro la decisione del Tar dimostra che la volontà del Governo è di "non fare sapere agli italiani quali sono le reali ragioni alla base degli innumerevoli decreti del Presidente del Consiglio"
MeteoWeb

Il Governo, tramite l’Avvocatura dello Stato, ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio che ha accolto l’istanza della Fondazione Einaudi per ottenere l’accesso agli atti del Comitato tecnico scientifico (Cts) in base ai quali sono stati adottati i decreti per fronteggiare l’emergenza coronavirus durante il lockdown. Secondo quanto scrive “Il Tempo”, sono 5 i verbali sotto osservazione relativi a riunioni tra il 28 febbraio e il 9 aprile, ciascuno dei quali contenente le varie posizioni del Cts che sono servite per i decreti.

L’avvocatura dello Stato, nel suo ricorso contro la sentenza del Tar, parla di “danno concreto all’ordine pubblico e la sicurezza che la conoscenza dei verbali del Cts, nella presente fase dell’emergenza, comporterebbe sia in relazione alle valutazioni tecniche che agli indirizzi generali dell’organo tecnico”. “È altamente probabile, sia in relazione all’attualità che in relazione ad altre – probabilissime ed imminenti – prosecuzioni dello stato emergenziale (nel frattempo già decise, ndr) e dei relativi provvedimenti che dovesse essere necessario emettere a tutela della salute pubblica e della vita dei cittadini”, che si debbano adottare nuove misure.

Gli avvocati che hanno fatto ricorso al Tar per la Fondazione scrivono invece: “I ricorrenti hanno concesso al Governo la possibilita’ di rendere trasparente l’azione esecutiva e valutabile a posteriori l’operato in quella delicata fase emergenziale“, ma l’appello contro la decisione del Tar dimostra, affermano, che la volonta’ del Governo e’ di “non fare sapere agli italiani quali sono le reali ragioni alla base degli innumerevoli decreti del Presidente del Consiglio“. In sostanza, si nega il diritto degli italiani a sapere in maniera trasparente che cosa è successo per le decisioni prese da Conte nei mesi scorsi.

Parliamo di assassinii di Stato anche dolosi, con dolo eventuale, e lo dimostreremo”, dice a Il Giornale il medico legale e ricercatore Pasquale Mario Bacco. Sotto la lente di ingrandimento quella circolare del Ministero della Salute, pubblicata a maggio, che sconsigliava di fare esami post mortem ai deceduti per Coronavirus: “Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19″.

Secondo Il Tempo, “la decisione di ricorrere al Consiglio di Stato e’ probabilmente legata al tentativo di ottenere almeno la sospensiva della pubblicazione degli atti fino al termine dello stato di emergenza, che ora e’ stato prorogato addirittura fino al 15 di ottobre”.

Giuseppe ContePruiti Ciarello, avvocato della fondazione Luigi Einaudi di Roma, commenta: “Ritengo che sia un preciso dovere del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quello di consentire agli italiani di giudicarlo politicamente. I DPCM non sono atti sottoposti ad un dogma di fede. Gli italiani hanno diritto di conoscere per potere giudicare chi sta al governo. Se non ci si vuole fare giudicare politicamente non si ha rispetto del popolo”. Il consigliere di amministrazione della fondazione Einaudi di Roma sostiene come sia “grave aver fatto l’appello perché dimostra che il governo non è disponibile ad essere trasparente su atti così importanti”, che nelle scorse settimane hanno compresso i diritti e le libertà costituzionali per i cittadini come mai nella storia della Repubblica italiana.

Il presidente della fondazione Giuseppe Benedetto ha fatto un appello affinché la presidenza del Consiglio “ripensi la sua posizione” mediante un gesto “di apprezzabile e intelligente apertura agli italiani”. Fino all’ultimo hanno sperato in un gesto “di grande eleganza e di sostanza democratica” da parte della presidenza del Consiglio dei ministri, che di fronte a una sentenza del giudice amministrativo “avrebbe potuto adempiere senza proporre appello e insistere in una linea che appare di retroguardia”. Pertanto gli avvocati Todero, Pruiti Ciarello e Palumbo hanno garantito che renderanno pubblici i documenti appena il governo li consegnerà: “Solo chi ha paura del giudizio dei cittadini si può opporre a che questi siamo informati e consapevoli”.

Condividi