Coronavirus, il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma: “Seconda ondata? Siamo pronti”

"Noi siamo pronti per isolare i focolai che di volta in volta compaiono. Comunque è sicuramente una situazione meno drammatica rispetto a quella di marzo”
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Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla situazione dei medici oggi. “Stiamo vivendo un momento di maggior serenità –ha affermato Magi-, ma come dice un virologo che stimo molto: è come stare nel centro dell’occhio del ciclone quando abbiamo passato la prima parte della bufera, ora il tempo è sereno, ma potrebbe arrivare la seconda parte della bufera. Il virus ancora c’è, ogni giorno ci sono nuovi contagi. Stiamo vedendo quello che sta accadendo in altri Paesi dove ora è inverno. In questa fase dobbiamo abituarci a vivere con dei focolai che si formano. Noi siamo pronti per isolare i focolai che di volta in volta compaiono. Comunque è sicuramente una situazione meno drammatica rispetto a quella di marzo”.

Sul sistema sanitario. “Siamo molto più attrezzati di altri Paesi, perché abbiamo una medicina di base molto forte e diffusa sul territorio. Abbiamo una fase intermedia che sono gli specialisti ambulatoriali sul territorio, che altri Paesi non hanno. Ed abbiamo strutture ospedaliere all’avanguardia. Sicuramente siamo pronti e preparati. Dobbiamo essere contenti come cittadini italiani e io da presidente dell’ordine dei medici di Roma sono onorato del lavoro che è stato fatto durante l’emergenza. Da questa tragedia dobbiamo cogliere l’opportunità di riorganizzare meglio il sistema sanitario e correggere gli errori. Dobbiamo pensare ad un servizio sanitario composto non soltanto da medici di base, da specialisti, da infermieri, ecc… Il Servizio sanitario è un tutt’uno, ognuno fa il suo lavoro e lo fa nel migliore dei modi. Penso che ci debba essere una sanità uguale per tutti in tutta Italia, poi ovviamente le Regioni, in base anche alle esigenze del territorio, possono organizzare alcune cose in maniera differente. In Lombardia ci sono stati maggiori problemi perchè, non essendoci una sanità territoriale, i pazienti non affetti da Covid andavano in ospedale e tornavano con il virus. In Lombardia le asl non esistono, esiste l’ospedale ed esiste la medicina generale. In Veneto, governato sempre dalla Lega, il 90% della sanità è pubblica, in Lombardia è pubblica al 40%. Anche il privato ha la sua funzione, ma nei momenti di grande emergenza il pubblico interviene immediatamente, un virus si combatte più facilmente con la sanità pubblica che con quella privata”.

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