Gli ambientalisti di Taranto rilanciano la battaglia su ArcelorMittal, ex Ilva, dopo che il maltempo di ieri pomeriggio ha sollevato dalla fabbrica un’enorme quantità di polveri ferrose e minerali, trasportandola sul vicino quartiere Tamburi e invadendo case, piazze e strade.
Alessandro Marescotti, portavoce di Peacelink, una delle associazioni più attive sul fronte contrario all’acciaieria, ha scritto al Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, annunciando: “Da domani a Taranto costituiremo un comitato cittadino che incalzerà costantemente il suo ministero. E da lei attenderemo le risposte dello Stato“.
“Domani – prosegue Marescotti – firmeremo l’atto costitutivo di Comitato Cittadino che conserverà a Taranto tutte le prove delle vostre eventuali inadempienze e negligenze. Sarà un comitato che raccoglierà associazioni e cittadini“. “Siamo profondamente delusi di quello che non state facendo. Ci aspettavamo un altro senso dello Stato“.
Con riferimento a ieri pomeriggio, Marescotti ha affermato: “Sembrava impossibile che potesse accadere, una volta coperti i parchi minerali, ma è accaduto. E questo dimostra che la copertura dei parchi minerali non è ancora risolutiva. Le chiediamo di darci una risposta, avviando un’indagine conoscitiva sulle ragioni di quanto è successo ieri“.
“Stiamo raccogliendo e catalogando tutto il materiale di documentazione. Tanti testimoni hanno fotografato e filmato. Da questo momento in poi, non potrete più dire, come è stato fatto fino a ora, che è risolto il problema delle polveri a Taranto e che l’emergenza dei Wind Day è un ricordo del passato. No, signor ministro – afferma Peacelink rivolgendosi a Costa -, il problema c’è ancora e le metteremo a disposizione tutta la documentazione per smentire l’ottimismo di una narrazione che confligge con la realtà. E la realtà è – lo controlli lei stesso – che ben sei parchi secondari, colmi di polveri industriali, non sono stati coperti. Vari chilometri di nastri trasportatori sono scoperti, e quelli coperti sono intasati di polveri che non defluiscono”. “Invece di invocare la celerità – sostiene l’associazione Peacelink – voi state concedendo proroghe e deroghe alle prescrizioni dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Viene meno la certezza delle norme. ArcelorMittal ha chiesto di non coprire i parchi secondari, quelli che in cui si sono originate le nuvole di polvere di ieri, e comunque tutto si posticiperà al 2023 o dopo ancora, visto che siete ben disposti a concedere altro tempo purché la multinazionale non vada via“.
“E’ inaccettabile che ancora si ritenga compatibile con la città un tale sito industriale“: è la posizione del Comune di Taranto, espressa dall’assessore all’Ambiente, Annalisa Adamo. “Se è stato possibile per la Nazione chiudere il 9 aprile scorso l’area a caldo della Ferriera di Servola Trieste, ricollocando i dipendenti, mi chiedo perché ancora a Taranto si continuino a somministrare soluzioni inefficaci che prolungano l’agonia di un intero territorio e dei suoi abitanti“.
Le polveri provenienti da ArcelorMittal hanno coperto il rione Tamburi con una nube di colore rossastro e ferro. Le polveri, sollevate dal vento forte, provenivano dalle tante aree dell’acciaieria non soggette a copertura (quest’ultima riguarda solo i parchi minerali, i nastri trasportatori e altre strutture ma non è ancora completata).
Moltissime le proteste dei cittadini sui social.